Anatre selvatiche uccise e abbandonate sull’argine, denuncia alla Procura

La segnalazione arriva dei Centopercentoanimalisti a Cadoneghe, il fatto è accaduto il 17 ottobre scorso. L’area in questione è peraltro spazio in cui la caccia è vietata

Una delle anatre abbattute
Una delle anatre abbattute

Grave denuncia da parte dei Centopercentoanimalisti, che segnalano un increscioso episodio avvenuto lo scorso 17 ottobre a Cadoneghe. Episodio che ha portato a una denuncia alla Procura.

Spiegano gli animalisti: «Alle 13 di quel giorno una nostra simpatizzante, durante una passeggiata lungo l’argine del fiume in località Chiesa di Torre – precisamente nel tratto che dalla chiesa di San Michele, passando sotto la strada e la tangenziale, prosegue verso Cadoneghe – ha rinvenuto, in posizione ben visibile e a brevissima distanza dal sentiero, le carcasse di tre anatre selvatiche. Una di queste era posizionata in basso, a valle dell’argine, mentre le altre due erano in “bella mostra” sulla sommità».

Proseguendo il cammino, ha rinvenuto il quarto esemplare, anch’esso in posizione molto evidente e vicinissimo al passaggio. Ipotizza il gruppo: «I responsabili di quello scempio devono aver atteso che gli animali si alzassero in volo o fossero ben visibili in acqua, per poi colpirli con un’arma da fuoco, abbandonandone le carcasse sul posto in quanto preoccupati di poter essere scoperti».

I Centopercentoanimalisti peraltro non escludono che, in quella zona, ci possano essere altre anatre selvatiche uccise. In ogni caso, la segnalazione apre a possibili illeciti penali. Tra le altre cose, le anatre selvatiche sono specie protetta: la loro uccisione si configura come reato, visto l’articolo 544 del Codice penale.

«L’uccisione di esemplari di fauna selvatica protetta lede il patrimonio indisponibile dello Stato, un ulteriore danno ambientale e paesaggistico. Le oche selvatiche rinvenute sono appartenenti a specie particolarmente protette il cui prelievo, uccisione, cattura o detenzione è vietato. L’azione è compiuta in un’area non destinata alla caccia, essendo un argine fluviale in prossimità di centri abitati».

Chiude il gruppo: «Questi episodi di bracconaggio e maltrattamento animale ledono interesse pubblico alla conservazione della biodiversità». 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova