Calcio Cittadella, tutte le cause del fallimento
Il Cittadella è la squadra col peggiore attacco del torneo per gol fatti. Le scelte virtuose in termini di costi non hanno reso come in passato. Al Tombolato ben 30 punti portati a casa dagli avversari

Il Cittadella chiude un brutto campionato
Cominciando a ragionare sui motivi che stanno alla base della retrocessione del Cittadella in Serie C, dopo 9 stagioni di fila vissute tra i cadetti, non c'è dubbio che bisogna partire dai numeri per comprendere il fallimento calcistico dei granata. Perché nelle cifre si racchiudono sempre o quasi significative verità.
Cerchiamo di riassumere per punti:
- Quella allenata prima da Edoardo Gorini e successivamente da Alessandro Dal Canto è stata la squadra con il peggiore attacco del torneo. Appena 30 gol (che poi sarebbero 31 se non ci fosse stato lo 0-3 a tavolino con il Pisa all'andata) in 38 giornate, due in meno del Cosenza che ha chiuso all'ultimo posto. Nessuno ha fatto così male, eppure Pandolfi ha realizzato 8 reti, non proprio un bottino scarso, visto che l'anno precedente ci si era salvati grazie all'apporto (stesso numero di centri personali) del giocatore napoletano.
- La difesa, con 56 palloni finiti alle spalle di Kastrati e Maniero (quando ha giocato), è risultata la seconda più perforata del torneo, insieme a quelle di Mantova e Cosenza, un gradino sotto quella del Sudtirol (57), che nonostante tutto si è garantito la permanenza in B. Altro dato indicativo dei limiti di una rosa che ha fatto acqua davanti e dietro.
- Il bilancio finale dice che sono state 10 le vittorie, 9 i pareggi e ben 19 le sconfitte. Ciò significa che i padovani hanno perso il 50% degli incontri in calendario, una realtà sconcertante se è vero che hanno proprio toccato il fondo, ultimi anche su questo fronte. Dei 19 ko complessivi, ben 10 (compreso lo 0-3 a tavolino con i toscani di Pippo Inzaghi) sono maturati davanti ai propri tifosi: si sono regalati 30 punti agli avversari al Tombolato. Altro che fortino casalingo, lo stadio che avrebbe dovuto essere amico si è rivelato terreno di conquista per tanti. Disarmante e choccante al tempo stesso.
- Ed ecco il dato economico che si è ritorto come un boomerang nei confronti della società: con 3,5 milioni di euro (per l'esattezza 3.462.255, fra stipendi ai giocatori per l'importo di 2.817.184 euro e allo staff tecnico per 645.071 euro) il monte-ingaggi è risultato il più basso in assoluto della cadetteria. Un milione in meno dell'annata precedente. E allora la discesa in terza serie chiama in causa inevitabilmente gli investimenti effettuati fra il mercato estivo e quello invernale. A gennaio il direttore generale Stefano Marchetti, consapevole che bisognava fare qualcosa nel reparto avanzato, ha ingaggiato due cavalli di ritorno, Okwonkwo (dal Bologna via Reggiana) e Diaw (dal Monza). Peccato che fossero due autentiche scommesse per problemi fisici, soprattutto il secondo, che praticamente non c'è mai stato. A conti fatti, l'azzardo è stato notevole, e ha finito per penalizzare la squadra e le scelte tecniche. Se era andata bene nelle stagioni precedenti, la politica dei parametri zero, dei prestiti e dei giocatori da rilanciare stavolta non ha pagato per nulla. Si possono fare solo un paio di eccezioni: Masciangelo e Tronchin, anche se pure loro hanno lasciato a desiderare nel momento cruciale. Non si può pensare di scommettere ogni volta con la convinzione di avere un ritorno garantito, non è così che funziona sempre il calcio. Il peccato di presunzione c'è stato, e servirà crediamo per il futuro.
- Dulcis in fundo, il cambio di allenatore. Da Gorini, dopo 8 giornate, si è passati a Dal Canto. Sette punti (8 in 8 partite, considerando sempre la sconfitta decisa dalla giustizia sportiva) aveva messo insieme il mister veneziano, un bandiera sotto le mura, 32 ne ha raccolti il tecnico di Castelfranco (in 30 giornate). Diciannove quelli presi nel girone di ritorno (19 gare). L'avvicendamento in panchina – fatto storico – non è servito a nulla, anzi ha certificato un altro fallimento. E poi aggiungiamoci la mancanza di un leader, l'ultimo è stato Simone Branca, lasciato partire per il Milan futuro, in Serie C, (anche se pure lui non aveva esaltato). Ora, dopo le doverose riflessioni e un vertice ristretto tra patron Gabrielli e Marchetti, si ripartirà da zero. Con un “paracadute” - il contributo a chi retrocede da parte delle società di B, Padova compreso come neo-promossa - di 1.375.000 euro (totale di 5 milioni e mezzo da dividere in quattro) si dovrà mettere mano al portafoglio per costruire una rosa in grado di essere protagonista in C. Facendo tesoro soprattutto degli errori commessi. Perché ce ne sono stati davvero tanti, troppi. —
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