Cappadona, Cup per magistrati e colleghi

Il generale Iadanza: «Preparato e dal grande cuore». L’ex procuratore Curtarello: «Sono stato curato grazie a lui»
Di Carlo Bellotto
PD 29 aprile 2005 G.M...Cerimonia per nuovo Generale nella caserma dei Carabinieri. Massimo Iadanza...(CARRAI) Cerimonia per nuovo Generale nella caserma dei Carabinieri - Carrai
PD 29 aprile 2005 G.M...Cerimonia per nuovo Generale nella caserma dei Carabinieri. Massimo Iadanza...(CARRAI) Cerimonia per nuovo Generale nella caserma dei Carabinieri - Carrai

Il grande cuore del luogotenente Franco Cappadona. Sempre pronto ad aiutare per visite mediche ma anche problemi sanitari gravi, magistrati, colleghi carabinieri, amici. Un fatto che poco ha a che vedere con l’accusa di tentata concussione continuata e aggravata che vede imputato lui, assieme all’imprenditore Mauro Bertani. Ma le parole di massima stima al sottufficiale dell’Arma, per decenni alla guida della sezione di Polizia giudiziaria della procura, arrivano dal generale dei carabinieri Massimo Iadanza, già vice comandante generale dell’Arma chiamato ieri come testimone dalla difesa di Cappadona. «Nel 2002 ho assunto il comando della Regione Veneto e nell’occasione ho conosciuto Cappadona che è venuto a parlarmi del personale dei carabinieri in procura» ha detto l’alto ufficiale «poi ho avuto modo di vederlo altre volte e la mia opinione su di lui è di un uomo delle istituzioni, un collega apprezzato, stimato dai magistrati e non solo. So che ha seguito in modo eccezionale colleghi con familiari malati gravi, vere e proprie tragedie umane. Quando c’è stato l’incidente del pullman uscito di strada in A13 con morti e feriti si è dato da fare per aiutare tutti». Poi parole d’elogio e stima sono arrivate da Dario Curtarello, già aggiunto a Padova e procuratore capo a Rovigo. «Da investigatore ha sempre avuto un comportamento ineccepibile» ha detto il magistrato «è stato un ottimo ufficiale di pg. Molti pm avevano un ottimo rapporto con lui. Aveva conoscenze importanti nel campo sanitario. Avevo avuto un problema cardiaco grave ed ero in lista d’attesa a Rovigo, grazie a lui sono stato trasportato d’urgenza a Padova e mi è stata fatta una coronarografia che ha risolto i miei problemi. Mi risulta che avesse pure qualche contatto con i Servizi segreti. Ricordo che il suo carattere era esuberante, lui è narcisistico, si interessava a tutto, voleva sempre conoscere cose nuove».

Parole di stima a Cappadona sono arrivate pure dal collega maresciallo, Sandro Rossetto che ha lavorato con lui per 24 anni in procura. «È stato un valido comandante, gli piaceva approfondire le cose». Sulla domanda dell’avvocato difensore se Cappadona avesse contatti con i Servizi, Rossetto ha risposto: «Ricordo che una volta si è adoperato per far fare delle visite mediche ad un collega dei Servizi». «Spesso veniva in ufficio nostro l’avvocato Fornasiero che noi chiamavamo scherzosamente “il brigadiere”. Alcune volte è venuto pure Tiziano Pinato del Genio Civile».

L’udienza era iniziata con la testimonianza del colonnello della Guardia di Finanza, Giovanni Parascandolo, già comandante del Nucleo polizia Tributaria di Padova che nel 2010 aveva avviato una indagine sul comportamento dell’Arpav e sul suo presidente Andrea Drago, che dopo si concluse con l’archiviazione. «Era stata ritenuta insolita e alquanto strana la procedura scelta da Arpav per cercare una nuova sede» ha raccontato l’ufficiale delle Fiamme Gialle «Non era assolutamente in linea come modo di procedere della pubblica amministrazione. Abbiamo verificato che c’erano state offerte per quella ricerca della sede anche da parte del Comune di Padova e dalla Provincia, un’area a San Lazzaro e in via Acquette, ma non furono mai prese in considerazione. Drago avrebbe operato scelte per favorire Bronzetti e Guerrato. A nostro avviso si poteva profilare il reato di abuso d’ufficio». Questo procedimento era nato dopo degli esposti anonimi e oltre a Drago aveva coinvolto altre 6 persone. Corruzione, peculato, falso e abuso d’ufficio le ipotesi d’accusa che, tuttavia, non hanno trovato un supporto probatorio tale da consentire l’esercizio dell'azione penale.

Ora il processo è giunto alla fase finale: lunedì prossimo ci sarà spazio per i testimoni della difesa dell’imprenditore Mauro Bertani, il prossimo 23 maggio ci saranno le richieste del pubblico ministero e della parte civile. Il 30 maggio e il 13 giugno spazio alle difese e probabilmente si arriverà già alla sentenza. Fino ad ora questo processo è stato parecchio veloce.

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