Carabiniere in pensione, tocca al figlio: «Vivrò l’Arma attraverso i suoi occhi»

Una vita in divisa per l’ex comandante di San Martino di Lupari  Ambrogio Maggio che passa  il testimone al giovane ufficiale Leonardo: «Orgoglioso della scelta»

Silvia Bergamin
Il maggiore Ambrogio Maggio con il figlio Leonardo a Cittadella
Il maggiore Ambrogio Maggio con il figlio Leonardo a Cittadella

Nel gesto semplice e solenne di un padre che lascia il servizio e di un figlio che vi entra, c’è l’eredità più profonda dell’Arma: quella che passa attraverso gli occhi, prima ancora che attraverso i gradi. Così il maggiore Ambrogio Maggio, per dieci anni comandante della stazione dei carabinieri di San Martino di Lupari e dal 4 dicembre in pensione dopo oltre quarant’anni di servizio, consegna idealmente il testimone al figlio Leonardo, vent’anni appena, oggi sottotenente del 205° corso “Fierezza”.

L’infanzia in caserma

«Da piccolo ha vissuto in caserma», racconta Maggio, «e lì ha assorbito in maniera silenziosa la passione per l’Istituzione». L’immagine del bambino che corre nei corridoi, che osserva senza disturbare, diventa il filo che unisce due carriere lontane nel tempo ma vicine nello spirito. «A scuola lo sceglievano sempre per cantare l’inno di Mameli. Tutto un insieme di fattori ed emozioni che sono cresciute dentro di lui».

Quella passione, spiega l’ufficiale, è cresciuta senza che nessuno la guidasse. «Quello che mi inorgoglisce di più è che ha maturato questa scelta da solo, senza alcuna mia influenza diretta. Il mio augurio è che nella nuova Arma che si appresta a vivere possa trovare soddisfazioni professionali e personali, rimanendo sempre vicino alla gente».

Il maggiore va in pensione

Il maggiore, che abiterà a Cittadella, guarda ora alla sua carriera con una serenità conquistata sul campo: dagli inizi nel 1986, dopo la leva a Cesano, al 39° corso biennale tra Velletri e Firenze, l’arrivo in Veneto, i primi anni a Camposampiero e poi il ruolo di capo equipaggio a Cittadella. Seguono i dodici anni al Ros di Padova, dove affina un metodo investigativo che segnerà tutta la sua attività successiva.

Dal 2009 al 2018 guida la stazione di San Martino di Lupari, diventando un riferimento per il territorio, prima di vincere il concorso per ufficiali e assumere incarichi operativi a Thiene e, infine, a Ravenna, dove regge anche la Compagnia nei mesi di sede vacante. «Sono stati anni intensi», confida, «vissuti sempre con lo spirito di chi vuole essere tra la gente e con la gente». In quelle parole c’è il riassunto di un’intera vita professionale, fatta di prossimità, ascolto, presenza costante. Le medaglie e gli encomi ricevuti nel tempo raccontano il resto, ma non sostituiscono l’emozione dell’ultimo giorno in caserma.

Tocca al figlio

Ora tocca a Leonardo, che dopo due anni di accademia a Modena sta completando la formazione alla scuola ufficiali di Roma. Un inizio che porta con sé l’eco della dedizione paterna, senza però viverne l’ombra. «Per me significa molto», conclude Maggio, «è come continuare a vivere nell’Arma attraverso gli occhi di mio figlio». E mentre il maggiore ripone l’uniforme, racconta di non aver mai smesso di credere nel valore del servizio: le notti in pattuglia, le indagini costruite pezzo per pezzo, i rapporti con i cittadini che «sono la vera misura del nostro lavoro». —

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