Cardiologo rinviato a giudizio

L’angioplastica non era urgente, per il pm fu omicidio colposo

MONSELICE. Avrebbe sottostimato il quadro emerso dalla coronografia procedendo quello stesso giorno a un intervento di angioplastica senza rispettare le linee guida sanitarie. In pratica – sempre secondo la pubblica accusa – non ci sarebbe stata alcuna urgenza di procedere subito all’angioplastica in assenza di una sindrome coronarica acuta. Anzi c’era la possibilità di differirla o di eseguire un by-pass aorto-coronarico solo dietro somministrazione di una preventiva terapia profilattica. Così non sarebbe avvenuto e quella condotta negligente (insiste la Procura) è costata l’accusa di omicidio colposo per il cardiologo Marzio Gemelli, 60 anni, in servizio in servizio all'ospedale Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia. Ieri il gup padovano Cristina Cavaggion ha mandato a processo il medico davanti al giudice monocratico di Padova, accogliendo la richiesta del pm Daniela Randolo. Il pm è titolare dell’inchiesta sul decesso di Giancarlo Giona, morto a 68 anni il 31 dicembre del 2014, il giorno dell’intervento. A presentare la denuncia sono stati i familiari che si sono costituiti parte civile.

Il paziente era stato ucciso da una trombosi coronarica acuta dovuta a una massiva aggregazione piastrinica. Secondo quanto emerso dalla consulenza tecnica affidata dal pm a tre esperti (la professoressa Rossella Snenghi di Medicina legale, il professor Gaetano Thiene, esperto cardiologo, e il professor Renato Razzolini, esperto di chirurgia toracica) sarebbero stati individuati profili di responsabilità: prudente sarebbe stato aspettare prima dell’angioplastica, evitabile con un diverso approccio terapeutico. Solo in caso di una grave sindrome coronarica si sarebbe dovuto procedere contestualmente all'esecuzione dell'angioplastica. Il medico ha sempre respinto ogni accusa, spiegando di aver operato per il bene del paziente. E ora è pronto a difendersi al processo.

Cristina Genesin

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