Casa, lavoro e messa Una vita spartana accumulando un tesoro

LEGNARO. Franco Focherini se n’è andato giusto un anno fa, a ottant’anni. Se n’era andato in silenzio e in solitudine, come era sempre vissuto a Legnaro. Lasciando un impensabile tesoro, accumulato in anni di lavoro sodo e di vita modesta. Figlio unico di una famiglia benestante dell’alta provincia modenese, era arrivato a Padova per studiare Farmacia all’università. Dopo la laurea non era più tornato nel suo paese e aveva trovato proprio a Legnaro l’occasione giusta per subentrare nella gestione della farmacia che si trovava nel centro del paese, lungo via Romea, poco prima dell’attuale grande rotonda.
Con il camice bianco, dietro quel bancone, Focherini è rimasto per oltre quarant’anni, aiutato prima dalla madre e poi da una collaboratrice. Sempre gentile e disponibile, ma mai una parola in più, mai un accenno di confidenza. Nessun matrimonio, nessuna compagna di vita. Un’esistenza spartana, nella casa acquistata proprio sopra la farmacia che, per un certo periodo, ha diviso con la mamma che, rimasta sola, è arrivata a Legnaro dal paese natale. Una vita tutta casa e lavoro, senza incontrare mai nessuno. E chiesa, in quanto era molto religioso e tutte le sere partecipava puntuale alla celebrazione delle 19. Raccolto in solitudine. E a chi cercava di avvicinarlo, a fine messa, per scambiare qualche parola, rispondeva sempre che era di corsa e spariva. A volte dopo aver infilato furtivamente alcune migliaia di euro nel tabernacolo, come generosa donazione alla parocchia che avrebbe dovuto restare anonima (lo hanno scoperto solo ora i carabinieri interrogando alcuni parenti emiliani).
Una quindicina di anni fa, raggiunta l’età della pensione, Focherini ha chiuso la farmacia e, come unico svago, si concedeva qualche periodo a Gallio (Vicenza), dove aveva un casa di proprietà. E proprio a Gallio, nel dicembre scorso, si è spento, dopo aver affidato a un notaio del luogo le sue ultime volontà. Quelle di un uomo solo, che non aveva eredi o persone vicine, a parte l’amico ha cui ha destinato proprio la casa di Gallio. Al Comune di Poggio Rusco, dove in una cappella riposavano i suoi genitori e dove ha chiesto di essere seppellito, ha lasciato invece un podere, specificando che in cambio avrebbe dovuto prendersi cura negli anni proprio di quella cappella che, in assenza di parenti stretti, sarebbe altrimenti piombata nell’incuria e nell’abbandono. C’erano poi la casa di via Romea e i 14 e rotti milioni, tutti investiti in Btp. Quelli dovevano andare alla Caritas parrocchiale di Legnaro: l’abitazione doveva essere aperta ai poveri perché trovassero un tetto, mentre i soldi non dovevano essere toccati per garantire in questo modo una rendita illimitata nel tempo, in quanto ogni anno fruttano circa 500 mila euro di interessi, soldi che avrebbero dovuto essere spesi per aiutare i bisognosi del paese.
(ha collaborato
Martina Maniero)
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