Case Ater, favo gigante di calabroni dietro una tapparella

GUIZZA. I residenti ci avevano visto giusto: dietro la tapparella incriminata, al quarto piano della palazzina Ater di via Brofferio 5, c’erano un metro di cellette. «Il favo occupava tutto il cassonetto della finestra, i calabroni ci mettono due mesi per farne uno così» ha comunicato, una volta asportato il mostro, l’esperto della disinfestazione.
L’allarme è scattato la settimana scorsa, quando i vicini hanno segnalato il potenziale pericolo per le famiglie: il dubbio era che il nido, evidente da fuori, si estendesse all’interno dell’abitazione, da cui tra l’altro provenivano odori sospetti. Fino a poco tempo fa sarebbe bastato chiamare i vigili del fuoco, oggi invece intervengono gli apicoltori. Almeno per le api. I calabroni, invece, pare non interessino a nessuno. La situazione, poi, era complicata dal fatto che nell’appartamento sotto accusa vive una famiglia nigeriana, che è via da metà giugno, e per entrare era necessario sfondare una finestra. Un lavoretto non da poco, per cui, nonostante la casa sia dell’Ater e benché ci fosse in gioco la pubblica sicurezza, ci vogliono un buon numero di autorizzazioni.
Alla fine, a sbloccare la situazione, è stato l’assessore all’Ambiente, Matteo Cavatton. Contattato nella mattinata di lunedì, si è subito attivato: ha richiesto un sopralluogo, eseguito martedì mattina, che ha confermato quanto sostenuto dalle famiglie del condominio. Alle 8.30 di ieri, così, sono finalmente partiti i lavori di bonifica. A dirigere le operazioni l’eroe della giornata: Gianluca Righetti, della ditta di disinfestazioni Ripa. Prima la finestra è stata cosparsa di insetticida, dall’esterno. Dopo circa mezz’ora, a terra c’era una strage: centinaia di esemplari del più grosso calabrone europeo: la “vespa crabro”, la cui femmina può raggiungere i 5 cm. A quel punto, sterminati i parassiti, è stato possibile procedere dall’interno, sventrando un’altra finestra della stessa abitazione (verrà poi sistemata dall’Ater, appena rientrati gli inquilini). A vegliare sul delicato intervento, oltre ad una decina tra condomini e vicini curiosi, c’erano due agenti della Questura, due della Polizia e il geometra dell’Ater, Federico Franco.
Dopo una ventina di minuti, Righetto è finalmente uscito e tornato a terra, a bordo della gru. Insieme a lui il poderoso corpo del reato, con tanto di larve ancora in vita, grosse come spicchi d’aglio. Il condomini, finalmente liberi, si sono sciolti in applausi e profusi ringraziamenti. «Non era mia competenza specifica» ha detto a margine l’assessore Cavatton «ma mi sono attivato appena avuto notizia del problema. Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato».
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