Caso Gaiatto, congelati i beni di Zaggia e di altri 12 coimputati
saccolongo. Sono stati “congelati” dal gip del tribunale di Pordenone in Friuli i patrimoni di 13 coimputati di Fabio Gaiatto, 44 anni, l’ex trader portogruarese condannato in primo grado a 15 anni e 4 mesi per associazione per delinquere, truffa aggravata, abusivismo bancario e finanziario e autoriciclaggio. Fra questi 13 c’è anche il padovano Andrea Zaggia, 33 anni, di Saccolongo.
Il gip Eugenio Pergola ha infatti concesso il sequestro conservativo su tutti i beni immobili e mobili, denaro, crediti, titoli dei coimputati, il cui processo inizierà a ottobre.
Questo significa che, in caso di condanna, sui loro beni si potranno rivalere i risparmiatori truffati che hanno perso i loro averi investendo nel miraggio del Forex con le società di Gaiatto. Ma il diritto può essere esercitato solo dalle parti civili che ne hanno fatto richiesta. Si contano sulle dita di una mano i legali che hanno fatto da apripista. Nulla vieta alle altre parti civili di seguirla.
Il primo a depositare l’istanza al giudice Pergola è stato l’avvocato Luca Pavanetto di San Donà, che assiste 310 parti civili per 7,7 milioni di euro di risparmi in fumo. «Per la prima volta», ha osservato l’avvocato Pavanetto, «si intravedono concrete possibilità risarcitorie. Per noi è una grandissima soddisfazione. Ora farò di tutto per trasformare questa opportunità in una prospettiva concreta. Dalle visure catastali abbiamo trovato 14 appartamenti e 4 ville di proprietà dei coimputati. Ove si fossero disfatti anticipatamente dei beni mi riservo di valutare altre azioni di recupero: si può contestare la simulazione».
Il decreto di sequestro conservativo vale anche nei confronti di Gaiatto, ma non gli sono rimasti beni aggredibili: il compendio immobiliare del valore di 4 milioni di euro è andato allo Stato e pende sul capo dell’ex trader un’altra confisca fino a 20 milioni di euro.
Sono stati esclusi invece i beni dei tre imputati che hanno patteggiato (la compagna del trader Najima Romani e due procacciatori di clienti) e le tre società del gruppo Venice.
Il patrimonio immobiliare dei coimputati è stimato sui 3-4 milioni di euro. Il giudice ha osservato come le accuse siano molto gravi, in particolare il concorso in molteplici truffe aggravate con danno patrimoniale pari a 27 milioni di euro. In astratto, secondo il giudice, ciascuno dei coimputati è responsabile di tale danno, salvo rivalsa verso i correi. Ma è evidente, per il gip, che i patrimoni degli imputati non sono sufficienti a garantire le obbligazioni civili derivanti dal reato. Ecco perché ha concesso il sequestro a ciascuna parte civile fino alla concorrenza del danno patrimoniale subito. —
Ilaria Purassanta
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