Cementerie alla Buzzi Unicem torna ad aleggiare lo spettro-Css
Smantellati i macchinari della sede atestina e bonificata l’area, produzione accentrata sotto la Rocca Gli ambientalisti temono che il gruppo converta gli impianti per bruciare combustibili a base di rifiuti

ESTE. La cessione di Cementizillo alla società piemontese Buzzi Unicem, che ha acquistato il 100% del gruppo (il “closing” arriverà entro luglio), accende due importanti quesiti. Quale sarà il futuro dello stabilimento storico di Este e dei suoi lavoratori? E poi, nell’impianto di Monselice si riaprirà la partita dell’utilizzo del Css, il combustibile derivato dalla lavorazione dei rifiuti?
L’operazione.
Dopo quasi un secolo e mezzo, la storica società retta dalla famiglia Zillo smette di parlare padovano: Buzzi Unicem, società piemontese leader del settore cementifero, ha acquisito sia le quote della famiglia Zillo (52%) che quelle dei soci di minoranza, mettendo le mani – tra le altre cose – sui due stabilimenti a ciclo completo di Monselice e Fanna (Pordenone) e su quaranta centrali di betonaggio.
Il sindaco.
Fino a qualche anno fa il gruppo Zillo poteva contare anche sull’attività dell’impianto atestino di via Caldevigo, fermo tuttavia da tempo. «Ormai si faceva solo attività di manutenzione» conferma il sindaco Roberta Gallana «Abbiamo seguito, anche con visite in loco, la procedura di bonifica dell’impianto. I macchinari sono già stati completamente smantellati». Undici operai sono stati trasferiti a Monselice e i 35 impiegati amministrativi – a Este erano rimasti solo uffici – stavano già emigrando verso la città della Rocca. Difficilmente, dunque, il sito di Este verrà riattivato. «Il gruppo Cementizillo rappresenta la storia imprenditoriale di cinque generazioni», è il commento della Gallana., «La famiglia Zillo non ha mai smesso un giorno di cercare soluzioni alla crisi senza abbandonare improvvisamente le persone occupate ma avviando sempre un percorso di rioccupazione e di sostegno al reddito. Questo fa loro onore. Se anche l’impianto di Este ormai inattivo è stato venduto, finito il “closing” avvieremo un incontro con i nuovi proprietari chiedendo che il territorio sia coinvolto nelle scelte future». Per ora l’amministrazione non avanza alcuna idea sulla riconversione del sito, biglietto da visita della città per chi arriva dal Vicentino.
Gli ambientalisti.
Comitati e associazioni ambientalisti temono che il cambio di proprietà favorisca il ritorno della prospettiva di utilizzare il Css nello stabilimento di Monselice: «Buzzi Unicem ha purtroppo dimostrato un interesse reale nell'utilizzo dei cosiddetti combustibili alternativi» conferma il comitato Lasciateci Respirare «Un sistema che i cementieri utilizzano per rimpolpare i loro profitti, a discapito della salute e del territorio che li ospita. Nelle cementerie del gruppo si è passati dall’utilizzo del Cdr-P (Combustibile derivato da rifiuti-Pirelli) al Cdr-Q, dove Q stava per qualità, al Css, fino ad arrivare all’ultimo prodotto denominato “Carbonext” realizzato dalla stessa Buzzi Unicem. Stando alle dichiarazioni del produttore sarebbe un “Css con finezza elevata”. In concreto il solito trucco per nascondere la realtà di un “combustibile” composto per il 65% da rifiuti urbani indifferenziati (Rsu) e per il 35% da rifiuti assimilabili (Rsau). Il salto di qualità sarebbe rappresentato dalla capacità di questo “Carbonext” di poter sostituire per l’80-90% il polverino di carbone o petcoke. Tradotto per l’impianto di Monselice, questo potrebbe significare che le 75.000 tonnellate annue di petcoke lascerebbero spazio all’incenerimento di 68.000 tonnellate all’anno di rifiuti. Si tratta degli stessi quantitativi bruciati dentro una delle linee dell’inceneritore di Camin e tutto questo, senza i limiti di emissione imposti a questo tipo d’impianti dedicati».
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