Chiede gli arretrati e il titolare gli spara: è in prognosi riservata

CARTURA. Va a chiedere al titolare il pagamento degli stipendi arretrati e finisce in ospedale con un pallino di acciaio conficcato nella nuca. Il proiettile sembra partito da una pistola d’aria compressa, ma il datore di lavoro nega con determinazione di essere stato lui a premere il grilletto. Quel che è certo è che ieri pomeriggio Uber Marignati, 37 anni, di Cartura, è finito sotto i ferri in Neurochirurgia all’ospedale di Padova per l’estrazione del pallino dalla testa mentre il suo datore di lavoro, Davide Baratto, 32 anni, anch’egli di Cartura, è stato denunciato a piede libero per lesioni gravi. Martignati non è in pericolo di vita ed è sempre stato cosciente. Baratto, dopo essere stato interrogato dai carabinieri, si è chiuso nella sua casa.
Ha dell’incredibile quanto successo ieri a Cartura; ovviamente i due protagonisti della storia hanno fornito versioni diverse di quanto accaduto, discordanti soprattutto sui dettagli della presunta sparatoria. Saranno le indagini dei carabinieri di Conselve e della magistratura a mettere in fila gli elementi di prova e le testimonianze per stabilire le singole responsabilità. Tutto è iniziato ieri verso le 12.20 in via San Pietro Viminario, nell’abitazione di Davide Baratto, titolare della “D.B. Tecnoimpianti”, ditta individuale di termoidraulica. A suonare il campanello il suo dipendente, Uber Marignati, intenzionato a chiedere il pagamento degli stipendi arretrati.
Da qui in poi il racconto dei due protagonisti prende direzioni opposte. Marignati afferma di essere stato fatto entrare in casa, precisamente nella sala da pranzo. Racconta di aver chiesto al titolare di essere pagato spiegando che ormai è stanco di aspettare. Al rifiuto di Baratto si innesca una breve discussione, ma quando il dipendente si rende conto che non otterrà nulla fa per andarsene. Non è chiaro cosa abbia visto, ma successivamente ha riferito ai carabinieri di avere sentito come un colpo alla nuca e un forte dolore. Dopo essere uscito di casa, Marignati ha fatto ritorno nella sua abitazione raccontando ai genitori quanto era successo e mostrando la ferita alla nuca. Ha chiamato anche i carabinieri di Conselve e poi si è diretto, accompagnato dalla madre e da uno zio, all’ospedale di Schiavonia. I medici hanno eseguito una Tac che ha confermato la presenza di un pallino di acciaio conficcato nella nuca. A quel punto il ferito è stato trasferito con un’ambulanza del 118 all’ospedale civile di Padova, reparto di Neurochirurgia, dove in serata è stato sottoposto a un intervento per l’estrazione del proiettile. È in prognosi riservata, ma non in pericolo di vita.
Nel frattempo i carabinieri hanno interrogato Baratto, il quale ha fornito tutta un’altra versione dei fatti. Ha detto di non avere fatto entrare in casa Marignati, perché l’ha visto molto alterato. Non solo, ha anche aggiunto che il dipendente gli ha detto di avere un forte mal di testa e per questo l’ha invitato ad andare in ospedale. In casa dell’imprenditore i militari hanno trovato una pistola ad aria compressa, regolarmente detenuta. Le indagini sono solamente agli inizi; intanto Baratto è stato denunciato a piede libero con l’ipotesi di reato di lesioni personali gravi. Il pubblico ministero Vartan Giacomelli acquisirà la documentazione clinica e l’esito dell’intervento chirurgico sull’operaio, per poi procedere con la ricostruzione dei fatti. In passato il ferito ha avuto qualche problema con la giustizia e attualmente, in seguito a un reato legato alla detenzione di sostanze stupefacenti, è sottoposto al regime degli arresti domiciliari, con la possibilità di uscire da casa per motivi di lavoro. Cosa che ha fatto ieri a pranzo per chiedere al suo titolare di essere pagato. Non è ancora chiaro a quanto ammonti il credito.
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