Chiude La Perla, sfratto da via San Fermo a Padova

PADOVA. La Perla, il negozio di lingerie di lusso di via San Fermo, sabato chiude. Sarà l’ultimo giorno di apertura per il pubblico. Da domani serrande abbassate, all’interno solo le quattro dipendenti a inscatolare la merce per Bologna. Poi un anno di cassa integrazione per le commesse e un futuro incerto all’orizzonte.
La chiusura è dovuta allo sfratto della proprietà: la società bolognese, con ramificazioni in tutto il mondo, non pagava più l’affitto. Una crisi certamente acuita dalla pandemia e dalle sue terrificanti conseguenze economiche, ma non certo l’unica ragione, visto che hanno già chiuso i punti vendita di Venezia, via Montenapoleone a Milano e alcune boutique all’estero.
È un colpo dritto al cuore economico e commerciale padovano: la via dei grandi brand, della moda da passerella, delle cifre da capogiro (anche come affitti). È un colpo pesante da sopportare per le quattro lavoratrici: una di loro, la responsabile, ha lavorato per La Perla 20 anni, da quando, nel 2001 ha aperto per la prima volta in città di fronte ad Hermes; un’altra da 10 e le ultime due arrivate da 6, più o meno da quando (nel 2014) il negozio si è trasferito nella parte iniziale della via.
Prima di questa chiusura hanno detto addio al centro di Padova lo spagnolo Massimo Dutti, che ha abbassato la saracinesca sul Liston subito dopo Natale. Prima ancora il vicino Cannella e, qualche settimana fa, La Civetta in piazza dei Frutti. Se andiamo indietro di qualche mese, ovvero alla fine del 2020, anche il caffè Sant’Antonio, all’angolo tra via Del Santo e il sagrato della Basilica e Bubble Tea Ruggi, all’inizio di via del Santo.
«Siamo difronte ad un depauperamento del centro, lento e progressivo», scandisce Massimiliano Pellizzari, presidente dell’Associazione dei commercianti del centro Acc, «È da mesi che siamo preoccupati. Questa crisi sta tagliando le gambe a tanti piccoli imprenditori e commercianti e, vediamo, anche grossi gruppi. Di questo passo vedo uno svuotamento, prima del centro storico, poi dei quartieri e delle zone più periferiche».
Bisogna ripensare all’attrattiva della città: «Negli ultimi anni è mancata la visione», dice Patrizio Bertin, presidente Confcommercio Ascom, «Tra Ztl, zone pedonali e parchi, si è perso di vista il commercio e gli imprenditori hanno marciato all’indietro. È dal 2013 che ne parliamo, che chiediamo considerazione – con il progetto che unisce la zona degli Eremitani al Santo –, non dico sia la soluzione, ma un punto di partenza per iniziare a ragionare».
Le amministrazioni politiche che si sono succedute negli ultimi 20 anni, sostengono i commercianti, hanno dunque mancato di visione, lasciando l’economia della città a sé stessa. È quello che pensa Nicola Rossi, numero uno di Confesercenti: «Chiusure come quelle di La Perla», spiega, «in una strada di brand importanti, è sintomo di una situazione economica complessiva in difficoltà. Vuoi il Covid, vuoi gli affitti troppo alti da molto tempo, vuoi il calo dei consumi, resta il fatto che la nostra città ha perso di vista la sua identità commerciale, a scapito di altri centri attrattivi, Verona in testa, che ha invece assecondato e accarezzato i flussi». In provincia Confesercenti rilancia i temporary shop, potrebbe essere una soluzione anche in città per arginare la decadenza commerciale? «Non lo so», ammette Rossi, «qui bisogna fare i conti con i costi alti e, comunque, un temporary shop è una soluzione momentanea». —
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