Chiude la San Francesco pranzo di protesta degli studenti sotto l’Esu

L'Esu ha chiuso la mensa San Francesco lasciando senza pranzo più di mille studenti. Gli universitari non ci stanno e, ieri, in 200 hanno pranzato per protesta sotto le finestre del direttore Stefano...

L'Esu ha chiuso la mensa San Francesco lasciando senza pranzo più di mille studenti. Gli universitari non ci stanno e, ieri, in 200 hanno pranzato per protesta sotto le finestre del direttore Stefano Ferrarese.

«Bisognava trovare una soluzione prima di chiudere», attaccano i ragazzi, «ci sentiamo presi in giro: non possiamo permetterci un'ora di coda alla Pio X o i lunghissimi spostamenti per la mensa Piovego perché tutto questo tempo, con una media di trenta minuti come pausa pranzo tra una lezione e l'altra, proprio non ce l'abbiamo». Sono arrabbiati. Sono delusi. Ma non smettono di ribellarsi con lo spirito propositivo di chi vuole fare la differenza, non solo piangersi addosso o lagnarsi.

I fatti. Sono anni che la San Francesco necessita di una ristrutturazione profonda: lo comandano una sfilza di norme di sicurezza. Con la fine della sessione estiva, lo scorso luglio, i rappresentanti degli studenti avevano trovato un accordo con la direzione Esu: prima si trova un'alternativa, poi partono i lavori. Invece è arrivato settembre e la San Francesco è già off limits e lo sarà per i prossimi due anni, questo il tempo necessario al cantiere.

Che è successo? «E' successo», risponde il direttore Ferrarese, «che rischiavamo di perdere i fondi regionali (2 milioni di euro)». Per il direttore le alternative ci sono e si chiamano Pio X e Piovego, in un perfetto progetto di «ricanalizzazione dei posti mensa», ovvero ci si arrangia con le mense che funzionano. Tanto più che, secondo Ferrarese, «La Pio X ha liberato una novantina di posti in più proprio per questa necessità e alla Piovego, in orario di punta, si fanno 10 minuti di fila». Di tutt'altro avviso i ragazzi che reagiscono con forza: «ma lei c'è mai venuto in una di queste mense?». C'è poi la proposta numero due, ticket convenzionati con i bar: «Abbiamo aperto una manifestazione d'interesse per i privati del centro», spiega Ferrarese. «Peggiorerebbe drasticamente la qualità dei nostri pranzi» ribattono i giovani «né ci va che i nostri soldi vadano ai privati, con il rischio che diventi una pericolosa e annosa abitudine». Le proposte i diretti interessati le hanno studiate: «Gli studenti di medicina potrebbero mangiare alla mensa dell'ospedale», scandisce Nicolò Silvano, Studenti per l'Udu , «si potrebbero aumentare temporaneamente i posti della Piovego con una tensostruttura» e, infine «si potrebbero allestire delle aule nelle facoltà» aggiunge Salvatore Romano, del Collettivo Spam «con lavandino frigo e forno a microonde (come accade al polo di psicologia) per organizzarci da soli». —

Elvira Scigliano

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