Chiuse altre 30 aziende agricole in provincia di Padova. In 4 anni se ne sono perse cento

L’allarme della Cia: «La politica ora intervenga». Ma crescono le aree coltivate e i giovani al lavoro: 476 le imprese professionali condotte da under 40

Alessandro Cesarato
Il lavoro in campagna: in provincia di Padova diminuiscono le aziende agricole
Il lavoro in campagna: in provincia di Padova diminuiscono le aziende agricole

Le aziende agricole padovane sono sempre più in crisi, tanto che molte scelgono ormai di chiudere i battenti. I numeri ufficiali per l’anno che si sta per concludere ancora non ci sono, ma quello che si prospetta è un trend addirittura peggiore di quello registrato nel 2022 per il quale invece i dati sono certificati.

Secondo gli studi diramati dall’Osservatorio agricolo dell’Inps le aziende padovane del settore primario erano 5.987 nel 2021, riducendosi a 5.959 l’anno scorso. Nel 2023 almeno altre 30 aziende hanno deciso di cessare l’attività.

«Il fenomeno non interessa tanto quelle a conduzione familiare» esordisce il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato «ma le aziende agricole strutturate, con dipendenti contrattualizzati. Motivo per cui questo trend risulta particolarmente significativo e preoccupante. A maggior ragione se consideriamo che nel 2019 le aziende agricole padovane erano 6.080. In quattro anni ne sono state perse oltre un centinaio. Adesso o mai più: la politica deve rimettere al centro il primario, altrimenti l’emorragia sarà inarrestabile».

Lo scenario in realtà è molto più complesso di quello che può sembrare visto che nel bilancio complessivo vanno considerati anche dei dati in controtendenza. L’altra faccia della medaglia è infatti rappresentata da un incremento della produzione lorda agricola. Quella veneta, che si attestava a 6,4 miliardi nel 2021, è salita a 7,7 miliardi nel 2022 (+18,4%). In aumento pure i giovani in agricoltura.

Oggi, nel padovano, sono 476 le imprese agricole professionali condotte da under 40 (l’8% del totale), con un ritmo che mostra una crescita costante, un +2% l’anno. «Questo grazie alle misure del Primo insediamento in agricoltura riconducibili al Piano di sviluppo rurale» spiega Trivellato «che prevedono dei contributi ad hoc senza i quali un giovane non avrebbe né la forza, né la capacità di aprire un’attività agricola. Le idee, da sole, non bastano. In ogni caso nella nostra provincia funziona il ricambio generazionale perché l’agroalimentare ha delle potenzialità enormi, pure in termini di innovazione tecnologica, e le ragazze e i ragazzi si stanno dimostrando all’altezza, sono lungimiranti e hanno una visione».

Le aziende agricole che resistono lo fanno specializzandosi di continuo. «Per dirsi agricoltore non è più sufficiente possedere degli appezzamenti agricoli a seminativo come accadeva una volta» conclude il presidente Cia «serve, invece, una formazione continua. Solo chi riesce a reinventarsi rimane sul mercato ed è nelle condizioni di portare a casa dei margini anche se esigui, dal 10% al 15% del valore del prezzo finale del prodotto. Lungo la filiera vi sono dei rincari difficili da intercettare e il 2024 sarà l’anno delle grandi sfide, nel nome di una sostenibilità economica, ambientale e sociale. Alla politica continueremo a chiedere adeguati interventi per un’equa remunerazione dei prodotti».

La crisi è davanti gli occhi di tutti ma non è irreversibile. «Nonostante le difficoltà quotidiane e le molte incertezze» aggiunge da parte sua Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova «i nostri agricoltori continuano ad investire sulle produzioni di qualità e dall’origine garantita, contro ogni forma di concorrenza sleale e speculazione. Abbiamo la certezza che l’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. È necessario infatti che le imprese agricole affrontino la sfida interpretando le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque. Servono investimenti anche grazie al Pnrr per la manutenzione, il risparmio e il recupero delle acque, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti. Senza dimenticare l’insostituibile ruolo a tutela del territorio e delle biodiversità che le imprese agricole, qualunque sia la loro dimensione, svolgono quotidianamente in silenzio».

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