Chiuso dopo tre secoli il convento dei frati a S. Giacomo

MONSELICE. «Con questa partenza ci sentiamo più poveri e disorientati, perché davvero la chiesa di San Giacomo con voi frati è sempre stata una faro di luce e una sorgente di spiritualità». Anche il...

MONSELICE. «Con questa partenza ci sentiamo più poveri e disorientati, perché davvero la chiesa di San Giacomo con voi frati è sempre stata una faro di luce e una sorgente di spiritualità». Anche il vescovo Claudio Cipolla ha voluto testimoniare vicinanza alla comunità di San Giacomo rimasta orfana, da martedì sera, dei Frati Minori che da oltre tre secoli seminavano in città il messaggio di san Francesco d’Assisi. La festa del santo celebrata l'altro ieri è stato l'ultimo appuntamento ufficiale a cui hanno preso parte i sei frati di San Giacomo, il cui convento è stato ufficialmente chiuso per volere della Provincia francescana. Durante la cerimonia si è ripetuto, come tradizione vuole, il rito della «consegna dell’olio della lampada», con l’amministrazione comunale che ha donato l’olio utilizzato durante l'anno nella lampada sistemata accanto all'icona di san Francesco.

«La notizia della partenza dei frati ci ha sbigottito e rattristato» ha affermato il sindaco Francesco Lunghi prima del rito «La nostra però vuole essere una reazione vissuta con compostezza e gratitudine. Non posso dunque che esprimere il mio grazie a tutte quelle generazioni di frati che hanno servito Monselice nel corso di tre secoli di storia e augurare buon lavoro a don Marco Galante, il nuovo amministratore parrocchiale di San Giacomo». «Per noi è una dolorosa cessazione» ha spiegato padre Giampaolo Menghini, uno dei sei frati di Monselice «Grazie a tutti i monselicensi, ai confratelli conventuali, alle suore elisabettine e alle ancelle del Sacro Cuore, alla parrocchie del territorio e al Centro Servizi Anziani, ai nostri benefattori e soprattutto ai poveri che sono venuti alla nostra mensa. Assicuriamo a tutti un ricordo nella preghiera». Oltre a fra' Giampaolo hanno salutato fedeli e amministratori anche i frati Floriano Broch, Tonino Pedrina, Fabio Longo, Agostino Martini e Giuseppe Ferraro. «I frati se ne vanno, ma resta il Boschetto dei Frati che non cambierà certamente nome» ha aggiunto monsignor Sandro Panizzolo, parroco del Duomo «restano i frati conventuali, resta la messa dei poveri e resta soprattutto il loro carisma». Come anticipato, anche il vescovo Cipolla ha inviato una lettera ai frati e alla comunità: «Affidiamo il futuro della città a san Giacomo, a san Francesco e a Sant'Antonio. Grazie a questi fratelli per la continua vicinanza alle povertà del territorio. Come Diocesi continueremo a prenderci cura di questa parrocchia». La presenza dei Frati Minori a San Giacomo risale al 1677. Per tre secoli questi religiosi hanno animato il convento monselicense, fatta eccezione per le parentesi del 1810 e del 1866, anni rispettivamente della soppressione napoleonica e del Regno d'Italia. Quella di martedì, dunque, è una tappa dolorosa di una storia secolare, che tuttavia non metterà fine alla parrocchia di San Giacomo, istituita nel 1966 e da domenica prossima affidata a don Marco Galante, attuale cappellano dell’ospedale di Schiavonia, che farà il suo ingresso ufficiale domenica mattina alle 10.30. (n.c.)

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