“Cimice” per spiare i dialoghi delle sorelle. Due fratelli a processo

Volevano spiare le conversazioni delle sorelle e così hanno installato in casa, a loro insaputa, un trasmettitore ambientale con scheda sim Gsm. Come degli abili investigatori privati. Ora sono a processo per interferenze illecite nella vita privata. Si tratta dei fratello Roberto Sannevigo, 74 anni di Noventa, e Luciano Sannevigo, 65 anni di Abano, difesi rispettivamente dagli avvocati Sonia Della Greca il primo e Carlotta Traballi ed Ernesto Chirico il secondo. Evidentemente per vecchi rancori volevano ascoltare cosa le due si raccontavano. L’inchiesta prende avvio dalla denuncia della sorella Liliana Sannevigo che risulta parte lesa nel processo assieme all’altra sorella Lucia Maria. Le indagini sono state condotte dal pubblico ministero Roberto Piccione che, dopo aver ricevuto la querela, ha delegato diversi accertamenti, spedendo a processo i due fratelli. Ieri l’udienza è stata aggiornata al 5 dicembre prossimo quando saranno sentiti i testi della difesa e ci sarà la discussione di fronte al giudice Sara Ballarin. Nel capo d’imputazione la contestazione dell’interferenza nella vita delle sorella va dal 5 novembre del 2012 al 5 dicembre del 2013.
la scoperta
Il 28 agosto del 2014 nell’abitazione di via Tito Livio delle due sorelle (nello stesso stabile abita il fratello Luciano) avviene quasi per caso la scoperta. L’elettricista - l’appartamento è in fase di restauro - trova uno strano apparecchio nel cassonetto sopra una porta. Produce una luce rossa e all’interno ha una scheda sim. Una microspia ambientale, attivabile a distanza. La querelante fa presente che i rapporti con il fratello Luciano sono tesi, per questioni legalt a problemi di confine e di proprietà. Scattano gli accertamenti della stazione dei carabinieri di Abano che scoprono che la sim della Tim alloggiata nel dispositivo è intestata a Roberto Sannevigo. Le due sorelle sono assistite dall’avvocato Michela Lupi. —
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