Cinema solo in digitale: pellicole al macero e proiettori in Africa

Passaggio al digitale, il sistema cinematografico padovano è salvo: le sale hanno saputo adeguarsi in tempo record scongiurando lo spettro della chiusura

PADOVA. Alla spicciolata erano giunti all'orecchio dei cinefili, negli scorsi mesi, richiami alla solidarietà e alla coesione attorno alle sale cinematografiche storiche della città e della provincia, appelli accorati, lanciati dalle associazioni e dagli appassionati che non volevano vedere i loro "Cinema Paradiso" chiudere i battenti.

Il motivo dell'ennesima minaccia per un mercato, quello delle sale cinematografiche uniche schiacciate dalla potenza delle Multisala, già ampiamente in crisi, è venuto negli scorsi mesi dall'inesorabilità del progresso: entro il 31 dicembre, infatti, le imprese di distribuzione cinematografica avrebbero dovuto smettere definitivamente di stampare la vecchia e cara pellicola di celluloide, per cedere il passo al formato digitale ormai di pari se non superiore qualità rispetto a quello analogico. L'operazione appare semplice all'occhio dell'osservatore poco attento, ma se si calcola che assieme alla pellicola anche il vecchio proiettore necessariamente va in pensione, ed un nuovo proiettore digitale, correlato dal cambio di impianto audio e da altri accorgimenti di natura tecnica, non viene a costare meno di 50 mila euro, la spesa risulta insostenibile per molte piccole sale che si dedicano alle proiezioni di seconda e terza visione se non addirittura al cinema d'essai. L'operazione, poi, appare ancor più ardua se si torna con la memoria all'inizio del 2013, quando appena il 50% delle sale italiane disponeva di un impianto di proiezione digitale, in netto ritardo rispetto al resto d'Europa.

Ebbene, dopo appena un anno, almeno per quanto riguarda la realtà cittadina, possiamo con gioia affermare che il circuito cinematografico è salvo: tante le iniziative di solidarietà, le raccolte di fondi, i finanziamenti e gli incentivi, e i cinema padovani hanno saputo adeguarsi in tempo record scongiurando così lo spettro della serrata.

Caso rimarchevole quello del Lux, la cui organizzazione si è resa responsabile di una impeccabile campagna di raccolta fondi che gli ha permesso, nel mese di novembre, l'acquisto del proiettore con un debito minimo, appena 7 mila euro, o del cinema Marconi di Piove di Sacco, che si è dotato di un impianto di primissimo livello e che appianerà il debito con una sapiente campagna abbonamenti, con le donazioni e perfino con la vendita delle vecchie locandine dei film. Anche il cinema Rex a Sant’Osvaldo si è aggiornato, e sta portando avanti iniziative collaterali, come la festa di Capodanno, per autofinanziarsi, mentre altre sale, come la Fronte del Porto, beneficiano della vicinanza di multisala come il Porto Astra al Bassanello che gestendo in parte la sala ha contribuito all'acquisto. L'Esperia a Chiesanuova deve ancora definire eventuali future iniziative, ma ha già avuto conferma dei finanziamenti. Proprio quello dei finanziamenti è un nodo cruciale: la regione Veneto aveva stanziato nel gennaio dello scorso anno 2 milioni di euro per l'adeguamento delle sale cinematografiche, novecentomila solo per le sale diocesane, e l'erogazione dei fondi durerà ancora fino a tutto il 2015, per non parlare della tax credit, che consente un recupero di credito Iva pari al 30% della spesa sostenuta.

Per cui, per dirla con il presidente dell'associazione cittadina Promovies Gianni Vitale «L'adeguamento forse faceva paura, ma era necessario e tutt'altro che impossibile. Molte volte nel corso degli ultimi anni alle sale cinematografiche sono stati richiesti lavori d'adeguamento anche strutturali, ma i finanziamenti sono sempre stati erogati, e la risposta è sempre stata positiva».

Tirato il sospiro di sollievo, le sale si trovano ora ad avere a che fare con i vecchi proiettori ormai dismessi: che fine faranno? Ebbene, alcuni sono stati venduti, altri, come quello del Rex inviati in Africa, e praticamente tutte le sale hanno deciso, della coppia di proiettori in loro possesso (le sale ne avevano per evitare le pause per il cambio rullo), di tenerne almeno uno per premettersi in un futuro, alla bisogna, di organizzare rassegne o proiezioni di vecchi film non ancora digitalizzati. Il che, però, ci porta ad un altro dubbio: che fine faranno i vecchi film in pellicola? «Andranno praticamente tutti al macero» spiega Luca Proto, presidente dell'associazione Esercenti Cinema Veneto «e solo pochi andranno a rimpolpare le cineteche. Per ora, però, abbiamo concluso un accordo con l'Associazione Distributori, perché stampino ancora un ristretto numero di pellicole per i prossimi sei mesi, dando respiro alle sale ancora in ritardo sull'adeguamento». Un ulteriore sospiro di sollievo, insomma, specie per le sale più ritardatarie come la piccola Cgs Don Bosco al Forcellini, che ancora non ha messo in campo nessuna iniziativa, nemmeno in campo contabile. Dopodiché non resterà che rivolgersi alle cineteche per organizzare una proiezione o una rassegna in pellicola: la più vicina, nutritissima, quella di Bologna, per ironia della sorte rimpolpata dalla immensa collezione di un cinefilo padovano che vide il suo lascito rifiutato con inspiegabile miopia dalla sua città, cui mai come oggi quelle pile di "pizze" darebbero lustro, Piero Tortolina.

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