Cinquanta esuberi alla Berto Prospettive soltanto per 27

L’azienda tenta di rispondere alla forte contrazione del fatturato negli ultimi anni con tagli, riorganizzazione della produzione e puntando su artigianalità e pregio
Bovolenta (PD), 5 novembre 2018 Stabilimento Berto Tessili. Nella foto: Lo stabilimento Berto di Via Edigio Berto
Bovolenta (PD), 5 novembre 2018 Stabilimento Berto Tessili. Nella foto: Lo stabilimento Berto di Via Edigio Berto

BOVOLENTA

La crisi del tessile, settore che risente dalla concorrenza dei Paesi emergenti di Asia e Africa, si fa sentire anche nella storica “Berto E. G. Industria Tessile”, fondata nel 1887, una vera e propria istituzione a Bovolenta e dintorni, che fino a cinque anni fa dava lavoro a quasi duecento persone. Ora l’azienda ha annunciato l’apertura della procedura di mobilità per 50 dei 138 lavoratori rimasti nei quattro stabilimenti.

Quasi metà degli esuberi è concentrata nel reparto tessitura, seguita dal settore arrotolatura, dalla logistica e magazzino. L’azienda guidata da Flavio Berto spiega che la scelta rientra in un piano di ristrutturazione più ampio che punta ad aumentare l’efficienza per recuperare mercato di fascia medio alta, e si impegna a ricollocare 27 dipendenti in una società terza. I rappresentanti sindacali invece non nascondono la preoccupazione per l’impatto soprattutto sulle donne e chiedono una riduzione degli esuberi con la riqualificazione dei lavoratori anche attraverso gli ammortizzatori sociali.

La trattativa è alle prime battute e, dopo un incontro preliminare nel quale la Berto ha illustrato il piano, proseguirà con il faccia a faccia di mercoledì.

L’azienda negli ultimi anni ha fatto i conti con la contrazione del giro d’affari e dei ricavi, passando dai 33,5 milioni di euro di fatturato nel 2013 ai 21,5 milioni dello scorso anno. Dopo aver accumulato perdite per quasi cinque milioni di euro nel triennio 2015-2017 anche quest’anno la previsione è di un ulteriore rosso di circa 3 milioni.

«Negli ultimi anni l’azienda ha già chiuso dei reparti» spiegano Sergio Polzato della Femca Cisl, Simone Silvan della Filctem Cgil e Dino Maneo della Uiltec Uil «come il negozio di Conselve nel 2011 e il reparto filatura nel 2014 con 35 dipendenti lasciati a casa. Nel biennio 2016-2017 ha applicato il contratto di solidarietà per 50 lavoratori e ora annuncia gli esuberi. Consapevoli delle difficoltà, negli ultimi mesi abbiamo lavorato molto passando dalla cassa integrazione agli accordi di flessibilità. Ora ai dipendenti che hanno fatto di tutto per rispondere ai bisogni aziendali con cambi di mansione, di orari e di reparti, viene presentato un conto pesante da pagare. Vogliamo la massimali tutela nella gestione della crisi e chiediamo ricollocazioni interne ed esterne».

«È l’unica opzione possibile nell’ambito del piano di rilancio» replica l’azienda Berto «e ci siamo impegnati ad assumere 27 persone in un’altra società. Di fronte alla concorrenza internazionale e alla delocalizzazione, crediamo nel forte legame con il territorio e nel mantenimento dello spirito artigianale volto alla qualità del prodotto. Il piano prevede da un lato la focalizzazione su artigianalità e pregio dei tessuti prodotti negli stabilimenti di Bovolenta e la creazione di prodotti a maggiore contenuto tecnico stilistico e una più forte espansione sui mercati esteri; dall’altro il contenimento dei costi aziendali attraverso una ristrutturazione».

Nicola Stievano

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