«Circus», la musica di Chaplin suonata da vivo

Film-evento oggi per la chiusura delle Giornate del cinema muto di Pordenone
Charlot, Charlie Chaplin, in Luci della ribalta
Charlot, Charlie Chaplin, in Luci della ribalta
 
PORDENONE.
Nel segno di Charlie Chaplin, l'icona più fulgida del silent movie, e di un capolavoro come "The Circus", che sigla anche l'immagine delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, si conclude oggi (domenica 9 ottobre) la 30ma edizione del festival, che per otto giorni ha incantato folle di spettatori provenienti da tutto il mondo: circa un migliaio gli accreditati ufficiali, fra operatori, cinéphile, critici e giornalisti internazionali. E questo pomeriggio, alle 17 al Teatro Zancanaro di Sacile - dove per otto edizioni le Giornate sono state di casa fino al completamento dei restauri del Teatro Verdi a Pordenone - sarà proiettata la pellicola del 1928 che vede protagonista il vagabondo Charlot, insieme all'allora debuttante ballerina diciottenne Merna Kennedy, incantati spettatori di una storia d'amore nata tra i carrozzoni degli artisti circensi, con scene da brivido (la gabbia dei leoni, la passeggiata di Charlot-funambolo...) e impareggiabili gag comiche e surreali (il labirinto degli specchi, l'illusionista, i pugili gemelli). Fu lo stesso Chaplin a riscrivere negli anni Sessanta la colonna sonora di "The Circus": e le Giornate del Muto riproporranno oggi la pellicola con queste musiche, nell'esecuzione dal vivo dell'Orchestra San Marco di Pordenone, diretta dal maestro Gnter A. Buchwald. A Pordenone, la chicca forse più attesa di questa 30ma edizione del festival è andata in sala venerdì sera, lasciando in platea un'aura di suspence pari almeno all'aspettativa suscitata i giorni scorsi: si trattava infatti del film "The white shadow", una pellicola del 1924 diretta da Graham Cutts, siglata da un giovanissimo Alfred Hitchcock in veste di assistente alla regia, sceneggiatore, scenografo e montatore. Di questo film, considerato perduto, erano stati da poco ritrovati i primi tre rulli, proiettati appunto nella serata di venerdì in prima mondiale: e a ritrovare sul grande schermo, in un film griffato da Hitchcock, il motivo del "doppio" femminile, l'associazione di idee corre immediatamente alla "Donna che visse due volte", quasi i prodromi fosser inequivocabilmente rintracciabili in questa produzione degli anni Silent, che si interrompe appunto al terzo rullo ritrovato, quando il pubblico attende di capire come potrà risolversi la trama a doppio binario che lega due gemelle, l'angelica Giorgina e la diabolica Nancy, entrambe affidate all'interpretazione di una diva degli anni del Muto, l'attrice Betty Compson. Poco tempo prima il regista Graham Cutts, sempre in tandem con il giovane Hitchcock aveva girato con successo "Woman to Woman": squadra che vince non si cambia, e fu così che gli strilli pubblicitari dell'epoca enfatizzarono The White Shadow per "La stessa star, lo stesso produttore, autore, cameraman, staff, scenografo, studio, noleggiatore..." E tuttavia, il miracolo non si ripeté. The White Shadow fu un fiasco. Le recensioni non crearono tuttavia grossi problemi a Hitchcock, che rimase al fianco di Cutts, fino al "divorzio" del 1925. Verso la metà degli anni'30, per una serie di motivi che inclusero l'avvento del sonoro, il prestigio di Cutts nell'industria del cinema si appannò, mentre cominciò irresistibilmente ad ascendere la stella del suo ex apprendista, l'allora baffuto Alfred Hitchcock.

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