Come ti cucino una squadra di sei figli maschi

L’avventura quotidiana di una mamma superimpegnata che ha fatto del proprio hobby un lavoro. E ora sogna la tv
Di Adina Agugiaro
BARSOTTI - PANZIRONI FRANCESCA
BARSOTTI - PANZIRONI FRANCESCA

«Ho un carattere positivo e solare, sono pragmatica, sempre in movimento, ho sei figli maschi e due cani». Francesca, la “mediana” delle tre, è biondissima, alta e bellissima come la sorella primogenita Consuelo, l’ultimogenita Barbara e mamma Marina, splendida sempre e da ragazza celebre bellezza veneziana. Difficile trovare due generazioni di donne così affascinanti, sportive, simpatiche. Di prima mattina, nonostante la giornata inclemente, Francesca Panzironi, classe ’64, ha già accompagnato a scuola, un po’ qua, un po’ là, i suoi magnifici sei e ora s’appresta a riempire di lavoro e di hobby la mattinata: «Non trascuro mai il tapis roulant casalingo ed essendo appassionata di “mezze maratone” cerco di mantenermi in costante allenamento».

Qualche notizia auto-biografica?

«Pur avendo i nonni paterni romani e quelli materni veneziani, sono nata e cresciuta a Padova. Dopo le medie per qualche anno ho frequentato il liceo linguistico dalle Orsoline a Cortina, poi mi sono laureata in Giurisprudenza a Bologna. Ma dopo il matrimonio i figli sono cominciati ad arrivare con regolarità ogni due anni: Edoardo, che ha oggi 16 anni, Enrico di 14, Ludovico di 12, Lorenzo di 10, Guglielmo di 8 e Giacomo di 6 e così sono rimasta a casa ad accudirli. Ho sempre amato tantissimo i bambini, li ho voluti ad uno ad uno e sono cresciuti una vera squadra, affiatatissimi. Si vogliono un gran bene, il grande gioca col più piccolo e abituati ad avere tutti un po’ meno, non sono cresciuti affatto viziati, capaci piuttosto di non pretendere, di suddividere ciò che posseggono. A suo tempo è stato così anche con le mie sorelle: abbiamo sempre condiviso tutto, se una di noi riceveva un regalo ce lo godevamo in tre, eravamo responsabili e anche da adulte ci siamo frequentate regolarmente con le rispettive famiglie. Penso sia stato questo “allenamento” della generazione delle mamme a far crescere i nostri ragazzi liberi da gelosie ed invidie, sempre pronti ad aiutarsi l’un l’altro anche nel fare i compiti.

Lei è ospite al giornale in veste di abile cuoca: quando nasce nella sua vita l’amore per la cucina ?

«Presto: ho debuttato a otto anni con le meringhe, scegliendo la ricetta dal manuale per cuochi bambini di Nonna Papera; ho poi continuato cucinando dolci per le mie sorelle e ora quasi ogni giorno preparo una torta al cioccolato per i ragazzi».

A proposito: cosa significa cucinare ogni giorno per un mini battaglione di figli maschi?

«Vuol dire mettere passione in ciò che faccio e riceverne indietro gratificazione, perché loro apprezzano. Mi mette di buon umore il farlo. Debbo programmare un menu semplice e gradito alle varie età: perlopiù pasta al ragù, alla carbonara, ma anche dei bei pasticci, tenendo presente che anche i miei figli sono degli sportivi, fanno gare di sci. Credo comunque di possedere l’istinto per cucinare: anche con ricette nuove non sto a pesare gli ingredienti, assaggio e mi regolo. Certo la cucina richiede tempo e io infatti le dedico l’intera mattinata. D’estate preparo marmellate e conserve, ma amo di più i piatti freschi, fatti al momento».

Quando la sua passione da dilettante per la cucina ha cominciato a diventare qualcosa di più?

«Quando ho iniziato a organizzare pranzi tra sorelle e conoscenti - avverto molto il senso della famiglia ed ho sempre radunato tutti, cucinando per tutti -, i miei piatti riscuotevano gran successo, ero in pratica la cuoca d’una grande famiglia allargata. Sono state le mie sorelle a chiedermi: “con questa passione, perché non ti metti a cucinare per altri, a farne un lavoro vero e proprio?” Così mi sono messa ad allestire piccoli pranzi per gli amici della mamma, per quelli delle mie sorelle e ho compreso che poteva trattarsi davvero di un impegno gratificante. Ogni mattina mi alzo alle 6.20, preparo le colazioni, vesto i bambini ed accompagno i piccoli alla scuola inglese. Dalle 8.30 in poi, divengo la regina dei fornelli. Ora esercito in modo regolare l’attività di “ chef a domicilio” , che consiste nel realizzare dei pranzi per una ventina di persone in case private. I clienti mi chiamano, stabiliamo assieme un budget e un menu, poi io stessa mi occupo della spesa e cucino, alcuni piatti a domicilio, altri al momento a casa del cliente. Ma anche tutti da quest’ultimo. Di norma consiglio menu semplici e graditi a tutti, con ortaggi e frutta di stagione. Ho appena fatto il corso (e superato l’esame) di “ Somministrazione di alimenti e bevande” presso la Confesercenti di Padova, che mi ha permesso di approfondire gli aspetti nutrizionali degli alimenti e gli standard igienico-sanitari da rispettare per ogni preparazione. Così ora posso dedicarmi alla mia attività in regola con quanto richiesto dal titolo di chef a domicilio. Proprio perché faccio sport ed ho dei bambini, ho adottato una cucina semplice e senza grassi; il che non significa affatto scipita o poco elaborata, quanto piuttosto sana. Quando friggo, ad esempio, usando olio di oliva o di arachidi, presto grande attenzione al punto di fumo, ossia alla temperatura massima che l’olio deve raggiungere per evitare che l’alimento subisca alterazioni organolettiche. Sono abile nel preparare torte salate con pasta sfoglia e vari tipi di ripieni, besciamella e verdure, che servono sia da antipasti che da primi».

Qual è il suo Natale da mamma- cuoca?

«Come sempre raduno la grande famiglia e inizio con antipastini di pasta sfoglia con la zucca e la provola affumicata arrotolate. Come primo, prendendo dentro grandi e piccoli, preparo un bel pasticcio di radicchio e punte di asparagi con besciamella. Di secondo, visto che piace tanto ai bambini, cucino un filetto di maiale al melograno con chips di patate fritte e piselli. Chiudo con due dolci: la torta di Nutella agli smarties, molto delicata perché ne impiego solo tre cucchiai e la meringata ai frutti di bosco guarnita di scaglie di cioccolato. Per le feste metto una cura particolare nel decorare la tavola con stelle, nastri e candele colorati».

Un sogno nel cassetto ?

«Certo che sì: fare una trasmissione in tv, dove poter cucinare ed insegnare a farlo a grandi e piccoli. C’è tanta cucina in televisione, ma non come immagino io: tutti assieme, appassionatamente!».

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