“Comisso”: narrativa e biografia regine

A segno l’opera prima di Cristofori e Schwilk trionfa raccontando Ernst Junger
sparvoli Treviso Premio Comisso un foto vincitore sez biografia ernest junger e cristofori alberto
sparvoli Treviso Premio Comisso un foto vincitore sez biografia ernest junger e cristofori alberto

TREVISO. «Compiuti cinquant’anni mi sono detto: o scrivo un romanzo ora, o mai più»: con questa risoluzione Alberto Cristofori ha scritto la sua opera prima: “Ultimo viaggio di Odoardo Bevilacqua”, edito da Bompiani. E al primo colpo arriva in finale al “Comisso” e lo vince, superando due ottimi libri come “La gemella H” (Einaudi) di Giorgio Falco, già finalista al Campiello, e “Tevere” (Marsilio) della giornalista e scrittrice Luciana Capretti. Nella sezione biografica è invece stato incoronato Heimo Schwilk, autore di “Ernst Jünger. Una vita lunga un secolo”, tradotto da Domenico Carosso e edito dalla casa editrice indipendente Effatà di Torino, cui va il plauso di aver pubblicato l’unica biografia in Italia sul grande filosofo e scrittore tedesco. La sezione Biografia ha regalato un emozionante testa a testa all’ultimo voto tra Schwilk e Marie Françoise Peteuil, autrice di “Helen Hessel, la donna che amò Jules e Jim” (Baldini & Castoldi).

«Avevo scritto qualche racconto da ragazzo» spiega Cristofori, «ma poi avevo lasciato il sogno di scrivere nel cassetto, per il semplice motivo che non potevo fare affidamento sulla scrittura per vivere, soprattutto considerando lo stile narrativo che avevo scelto. Arrivato quasi a cinquant’anni, ho deciso di prendermi sei mesi per scrivere questo libro. Dovevo almeno provarci». Cristofori, insegnate milanese, ha vinto la propria sfida personale con uno straordinario esordio: «Dedico questa vittoria al professore con cui mi sono laureato, Alberto Spinazzola, un genio, a lui devo tutto: il metodo, la passione, il rigore e soprattutto la ricerca tecnica con cui mi sono approcciato alla stesura di questo romanzo. Le sue lezioni mi hanno guidato verso la cura di ogni singola parola».

Schwilk è invece autore e giornalista e conta molte pubblicazioni e riconoscimenti: «Questa vittoria mi è molto cara» ha detto, «perché tra tutte le mie pubblicazioni è la mia preferita, per l’affetto personale che mi lega a Ernst Jünger: sono felice di poter far approfondire al pubblico italiano una personalità tanto eclettica e complessa». È infatti stato grazie all’empatia immediatamente instauratasi con Jünger che Schwilk ha potuto accedere al suo archivio personale e comporre così un’opera biografica dove alla grandezza dell’uomo corrisponde anche un’attenta selezione documentale. Si chiude così l’edizione XXXIII del Premio Comisso, presieduto da Neva Agnoletti e una crescente partecipazione degli industriali che lo sostengono.

Nicola Cecconi

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