Comprano l’idrovolante all’asta e lo riducono subito in rottami

Giornata triste ieri per il Museo dell’aria di San Pelagio che le aveva tentate tutte per tenere l’aereo. La ditta che l’ha preso dall’Aeronautica aveva promesso di farlo volare, invece l’ha demolito

 

DUE CARRARE. Ieri è stata una giornata triste per il Museo dell’Aria di San Pelagio: la ditta che aveva acquistato l’idrovolante, da trent’anni “ospite” del castello, invece di restaurarlo come assicurato, lo ha distrutto. A colpi di pala di ruspa. Si sono portati via solo qualche pezzo, che evidentemente garantisce più guadagno dell’aereo intero. Un dolore immenso per la direzione del museo, che fino a ieri mattina aveva avuto rassicurazione che il velivolo sarebbe stato restaurato e rimesso in funzione. Dell’aereo, invece, non è rimasto che qualche rottame, da rivendere al ferrovecchio. Una pagina tristissima per il museo, portato avanti con entusiasmo da appassionati del volo. Addio quindi al vecchio e storico Grumman HU-16A Albatross F.U.I. M.M. 51-7153. «L’idrovolante non era di nostra proprietà, bensì dell’Aeronautica» raccontano alla direzione del museo, «che nel 1981 ce lo aveva dato in comodato gratuito per esporlo. Ce ne siamo presi cura per trent’anni ed era dotato di ogni optional e particolare originale, persino delle lampadine di ricambio».

Sennonché l’Aeronautica, un paio di anni fa, comunica al museo l’intenzione di metterlo in vendita: la direzione non può sostenere la spesa del suo acquisto e non riesce a trovare il denaro per poterlo tenere a San Pelagio. «L’aereo, pertanto, è andato all’asta» dicono in direzione, «e ad aggiudicarselo, per 14 mila euro, è stata un’associazione di Ravenna, la quale, dicendosi appassionata di questo genere di velivoli, era disposta a rimetterlo in volo». Ieri alcuni incaricati si sono presentati per prendersi l’aereo. «Eravamo tranquilli» commentano in direzione, «ma poi, col museo pieno di visitatori, abbiamo uditodei colpi di un maglio. In un’ora l’aereo è stato ridotto in frammenti di pochi centimetri. Una scelta inspiegabile,senza nessun preavviso. Un doveroso e affettuoso grazie va comunque al maggiore Donadeo Beniamino e ai suoi collaboratori, che hanno mediato per due lunghi anni la spinosa questione». Il museo ha cercato di trattenere almeno alcuni dei pezzi, come le eliche, da collocare in una delle sale, a ricordo dell’idrovolante. Ma niente, non c’è stato nulla da fare. Qualche pezzo dell’interno probabilmente è stato salvato dall’associazione e sarà rivenduto o conservato, non si sa. Il resto, ormai, è un ammasso di lamiere informe.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova