Con 20 negozi gestiti da cinesi corso del Popolo è Chinatown
STAZIONE. In poche settimane, in corso del Popolo, la strada principale che collega la stazione con il centro, sono state aperte quattro nuove attività commerciali gestite da imprenditori cinesi. A questo punto i negozi cinesi, compresi i locali pubblici, salgono a quota 20. Bisogna, poi, calcolare anche le 6 attività commerciali gestite dai bengalesi e dai pakistani e le due banche del Marocco e dell’Africa. In tutto, quindi, i negozi gestiti dagli stranieri sono 28. Di conseguenza le attività italiane si sono ridotte ad 11.
In corso del Popolo due negozi e locali su tre sono gestiti da immigrati. Le nuove attività si trovano ai civici 10A (abbigliamento), 27 (Sally Store, con vestiti e casalinghi), 23 (estetica) e all’8 B (Tecnico Plus Computer). In genere le attività gestite dai cinesi riguardano il settore dei computer, della telefonia, dell’abbigliamento, delle scarpe, oltre a bar e ristoranti. Tra i pochi esercenti sopravvissuti ci sono i bar Massimiliano ed ex Righetto, la caffetteria Illy, la Clinica dei Rasoi, un negozio Tim, l’albergo Grand’Italia (il Corso ha chiuso pochi giorni fa), il garage De Danieli, un’autoscuola (frequentata da tanti cinesi), la sede dell’Azienda Zero, una tabaccheria ed una copisteria. Scontata la reazione dei commercianti italiani e dei dirigenti delle associazioni di categoria. «A questo punto i commercianti e gli esercenti stranieri sono diventati troppi» osserva Carlo Pulito, titolare del Caffè Marilyn. «L’amministrazione comunale dovrebbe farsi carico di varare un piano organico per quanto riguarda il mondo del commercio davanti e dietro la stazione. Da alcuni anni la nostra bella città è invasa, specialmente in estate, da centinaia di migliaia di turisti. È questo il “made in Italy” che Padova presenta ai forestieri?».
Più politico il commento del presidente dell’Ascom. «Premesso che siamo in un libero mercato internazionale e che non ho niente contro i cinesi e tutti gli stranieri che lavorano in città, non posso, però, non sottolineare che corso del Popolo non è una strada qualsiasi» sottolinea Patrizio Bertin. «È il biglietto da visita della città, ossia la porta di Padova per chi viene dalla stazione ferroviaria e dall’autostazione di viale della Pace. Sono molto preoccupato per quello che sta accadendo lungo l’intero corso del Popolo, dove il Made in Italy si fa sempre più raro. Non dimentichiamo che nei negozi italiani, in genere, la qualità dei prodotti in vendita è garantita di più e la stessa professionalità degli addetti è maggiore che altrove». Che fare, allora? «Il commercio italiano è in crisi un po’ ovunque» aggiunge Bertin. «Quindi per non consegnare in corso del Popolo tutti i negozi e i locali agli immigrati sarebbe necessario da parte delle istituzioni locali un supporto economico ai commercianti che attraversano difficoltà». –
F. PAD.
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