«Con le tendopoli Maroni crea ghetti come via Anelli»

MARCO MASCIA Docente del Bo e direttore del centro diritti umani dell’Università di Padova
MARCO MASCIA Docente del Bo e direttore del centro diritti umani dell’Università di Padova
 PADOVA.
Un «no» senza appello alle tendopoli. Poi un monito che suona come una strigliata alla politica: «Basta scorciatoie, in una situazione tanto difficile non si può liquidare il problema immigrazione con una battuta». Marco Mascia, docente del Bo nonché direttore del centro diritti umani dell'Università, non esita ad affermare che ciò che sta avvenendo a Lampedusa «è vergognoso, intollerabile. La dignità umana degli abitanti dell'isola e delle persone provenienti dai Paesi della sponda Sud del Mediterraneo è violata».  
Professore: sono profughi o clandestini?
 «Una premessa: tutte le persone umane che a qualsiasi titolo si trovano nel nostro territorio hanno stessi diritti fondamentali e stessi doveri dei cittadini italiani. Quindi una precisazione: la figura del clandestino non esiste nel diritto dell'Unione europea e tanto meno in quello internazionale dei diritti umani. E questo diritto prevale su quello nazionale».  
Ma che status hanno allora le migliaia di persone sbarcate a Lampedusa?
 «Delle migliaia di tunisini solo una piccola parte sono profughi. I più sono migranti economici, regolari od irregolari, ma il termine clandestino è inappropriato. E l'Italia ha la quasi totale responsabilità su di loro».  
E l'Unione europea?
 «Non ha colpa: l'Europa chiede da vent'anni una politica comune in materia di migrazione economica. Gli Stati non vogliono cedere sovranità nel settore immigrazione, ognuno vuole far da sé: quella che stiamo vivendo oggi ne è la drammatica conseguenza».  
Siamo di fronte ad un'emergenza?
 «Sì, un'emergenza che dura da dieci anni, cui la politica non ha ancora dato risposte. Non si può aspettare il ciclico picco di sbarchi e poi tentare soluzioni posticce. Bisogna istituire tavoli con le amministrazioni. Non si può dire ai sindaci vessati dai tagli e alla popolazione, da un giorno all'altro, che arriveranno mille migranti. Manca la politica strutturale: quella che toglie risorse alle spese militari per dare fondi a chi quei migranti li deve accogliere. Parlo delle amministrazioni, delle associazioni di volontariato: ci vogliono cabine di regia di veri piani di accoglienza».  
La tendopoli è una soluzione?
 «No, assolutamente. Si rischia di creare un nuovo ghetto come via Anelli, di violare ancora una volta diritti umani. Il governo deve dare fondi agli enti locali, al volontariato: i migranti devono essere alloggiati in case famiglia, non in tende di fortuna. Una soluzione? Quanti sono i migranti di oggi? Seimila? Ebbene, in Italia sono circa duemila trecento i Comuni con più di cinque mila abitanti. Distribuirli significherebbe avere tre o quattro immigrati per area. Così si fa accoglienza e integrazione, non continuando con una sorta di orribile commercio di bestiame. Sono persone scappate dalla fame».  
Quando finirà l'emergenza?
 «Beh, non certo in 48/60 ore. Il flusso migratorio non si esaurirà, anzi, è destinato ad aumentare. Ecco perché è giunto il momento di dar vita alla politica europea dell'immigrazione. Se manca un piano, se la classe politica continuerà a non programmare, andrà sempre peggio».

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