«Con una buona stella e un po’ di coraggio il cinema italiano vince»

Verdone a Mestre presenta il suo film e incontra il pubblico «Girare a Venezia? No, grazie: preferisco la provincia»
Di Matteo Marcon
Carlo Verdone al centro culturale e cinema Candiani, Mestre
Carlo Verdone al centro culturale e cinema Candiani, Mestre

MESTRE. L’esordio nelle sale cinematografiche dell’ultimo film di Carlo Verdone avviene “Sotto una buona stella”. I produttori Luigi e Aurelio De Laurentis («che sono molto scaramantici» rivela il regista romano) possono dirsi soddisfatti: tanto per il titolo beneaugurante, quanto per i risultati al botteghino. Nel primo fine settimana la nuova commedia “seria” di Verdone, la sua ventiquattresima dietro alla macchina da presa, ha già superato i 4 milioni di euro di incasso, arrivando a battere di gran lunga “Monuments Men” di George Clooney, che si ferma a 1,5 milioni.

Ieri, Verdone ha festeggiato il successo a Mestre, nelle sale dell'Img Cinemas Candiani. Prima un incontro coi giornalisti, poi un breve saluto agli spettatori, per la proiezione delle 20. Due sale gremite, almeno 600 persone e altre fuori a sperare fino all’ultimo di entrare. Il regista è stato accolto da applausi e tifo aperto («Sei un grande»), ha accettato di posare per le foto, ha firmato qualche autografo. Prima di arrivare, si era fermato ai Veterani per uno spritz.

Del successo del nuovo film racconta. «Non è la prima volta che mi capita di battere gli americani. Il cinema italiano è nel cuore della gente, l’importante è cercare di fare buoni film, con un po’ di coraggio. Anche Virzì ha fatto un film difficile e il suo risultato lo ha portato a casa. È così che la nostra commedia può gareggiare alla pari con i prodotti americani».

Il primo a vedere il film è stato Paolo Sorrentino, non poteva iniziare meglio. Parte “Sotto una buona stella” anche la collaborazione con Paola Cortellesi che, dopo Margherita Buy e Claudia Gerini, si impone come interprete perfetta dei tempi e delle espressioni comiche di Verdone: «È stato un incontro meraviglioso con feeling immediato».

Quando suona a ripetizione l'allarme della sala, gli squilla il cellulare e gli cade il microfono, il confine tra cinema e realtà diventa labile. Verdone dà spettacolo anche mentre racconta alcuni retroscena: «Prima delle riprese mi hanno messo in braccio ’sto pitone, gli ho toccato male la coda e mi ha stretto come ’na morsa d'acciaio, ho sentito un formicolio...». «Quel dettaglio, nel film, potevamo metterlo come no» confida «alla fine abbiamo letto che in molti condomini a Roma c'è gente che perde questi grossi serpenti e l’abbiamo inserito».

Con tempi comici molto azzeccati, “Sotto una buona stella” in realtà affronta temi serissimi dell’Italia di oggi. «Nei primi minuti lo spettatore rimane spiazzato» ammette Verdone «potrebbe chiedersi: ma che film sto guardando? C'è un disastro finanziario, la morte di una moglie. Ma è così che pongo le basi per sviluppare la mia commedia “teatrale”, affrontando tematiche importanti, il dramma di un uomo della mia età, dei ragazzi col lavoro, e cercando di sviluppare tutto con un certo equilibrio». In questi 106 minuti, c'è di tutto: le famiglie che scoppiano, le nevrosi dei padri divorziati, i disastri della finanza d’assalto, i bamboccioni che scappano. E c’è anche un po’ di Veneto, non solo nei ricordi del Lido: «Quando mio papà organizzava la Mostra del Cinema, negli anni ’60» momento amarcord «ho passato intere estati a guardare le Porsche parcheggiate e i Riva che attraccavano sul porticciolo dell’Hotel».

Una breve parte del film è interpretata dall’attore veneziano Eugenio Krauss, nei panni del notaio Venanzio affetto da una cronica disfunzione erettile: «In molti hanno rifiutato quelle parte» commenta Verdone «è la prima volta che lavoro con lui, ma mi è bastata una sola posa per capire che lo richiamerò».

Quell’accento veneto è una citazione del Toni Gasparini in Signore & Signori di Pietro Germi? Pare di no, però: «Se me lo chiedete, le migliori commedie sono quelle di Germi e il miglior regista è Fellini». Film a Venezia? «Ho già dato a con “Viaggi di Nozze”, è una città troppo scenografica, preferisco la provincia».

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