Condannato a vent’anni il killer dell’ex pornostar

Il convivente la uccise al culmine di un litigio, chiuse il cadavere in una cassa e tentò di sbarazzarsene gettandola nel Garda, dove fu ripescata dopo mesi

VIGONZA. È stato condannato a 20 anni di reclusione e a 10 di misura di sicurezza a pena espiata Franco Mossoni, 56 anni, bresciano, accusato di aver ucciso la compagna Federica Giacomini, quarantenne figlia unica di una coppia di Vigonza, e di aver cercato di occultarne il cadavere inabissandolo in una cassa nel tratto veronese del lago di Garda dopo aver affittato una barca fingendosi un biologo marino.

La sentenza è stata emessa ieri dal giudice dell'udienza preliminare di Verona. Federica Giacomini, con un passato da attrice in film hard, nel gennaio 2014 era scomparsa dall’appartamento di Vicenza dove conviveva con Mossoni. I genitori avevano presentato una denuncia ai carabinieri e, dai loro accertamenti, era emerso che Mossoni, nel frattempo, era finito in un ospedale psichiatrico dopo che era stato fermato vestito da Rambo all'ospedale San Bortolo di Vicenza. In casa di Mossoni, alle spalle una condanna per omicidio negli anni '80, la polizia aveva scoperto balestre, coltelli, indumenti intimi e documenti dell donna scomparsa. Un cellulare, regalato da Federica Giacomini a Mossoni, aveva poi portato gli agenti della mobile a stringere il cerchio attorno all'uomo.

Dai tabulati telefonici era emerso che aveva cercato in più occasioni, nei mesi invernali, di mettersi in contatto con barcaioli di Brenzone (Vr), fino a trovarne uno, del tutto ignaro, al quale Mossoni aveva fatto credere di essere un biologo marino incaricato di depositare sul fondo del Garda uno strumento di rilevazione.

In realtà era la cassa dove era stato chiuso il cadavere della compagna; una bara in plastica camuffata con pulsanti e antenne per darle una parvenza tecnologica. La cassa era stata ripescata il 17 giugno a Castelletto di Brenzone e l'autopsia aveva accertato che i resti umani appartenevano alla donna scomparsa, uccisa con violenti colpi alla testa. A scatenare la furia omicida «il deterioramento dei rapporti affettivi e di convivenza», come aveva scritto in un ordinanza di custodia cautelate il gip di Verona Rita Caccamo.

Il legale della famiglia della vittima, l'avvocato Paolo Mele, ha annunciato l'intenzione di chiedere anche un risarcimento in sede civile, «perché ci sono stati servizi pubblici che hanno affermato che Mossoni era sano, prima che lui uccidesse in quel modo Federica Giacomini». La famiglia ieri ha ottenuto un primo risarcimento, 100 mila euro di provvisionale per ciascuno dei genitori.

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