Condanne esemplari per gli ex sindaci

Il pm chiede 4 anni e 8 mesi per Rampin e 3 anni e 2 mesi per Bertipaglia, sotto processo per i lavori fantasma a Polverara
BELLUCO.CONSIGLIO COMUNALE SAONARA.CONS BERTIPAGLIA OLINDO
BELLUCO.CONSIGLIO COMUNALE SAONARA.CONS BERTIPAGLIA OLINDO

POLVERARA. Tentata indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale per cercare di accaparrare al Comune di Polverara finanziamenti regionali. Per queste accuse, ma anche per altre, il pm Sergio Dini ha chiesto la condanna a 4 anni e 8 mesi per Sabrina Rampin, 46 anni e 3 anni e 2 mesi per Olindo Bertipaglia, 67 anni, entrambi ex sindaci di Polverara. Nel secondo filone d’indagine – prima dell’accorpamento – i due amministratori sono accusati pure – a vario titolo – di peculato, abuso d’ufficio e falso con Giuseppe Scarabello, 55 anni di Polverara titolare della ditta Eurosafe (chiesti 2 anni di pena); Filippo Pengo, 47 di Polverara (1 anno e 10 mesi), di Pengo sas; Roberto Palma, 57 di Galzignano, di Palma Costruzioni (8 mesi) e Moreno Chinello, 57 di Galzignano dell’omonima ditta (1 anno e 10 mesi). Due le parti civili costituite: l’avvocato Giuseppe Pavan per il Comune di Polverara, che reclama un risarcimento di 150 mila euro per lavori pagati dal Comune e mai fatti e di 5 mila euro per ogni singola imputazione contestata per danno d’immagine, e l’avvocato Tito Munari per la Regione Veneto che chiede 300 mila euro, la stessa cifra dei finanziamenti regionali che erano stati richiesti. La sentenza è prevista – prima ci saranno eventuali repliche – il 30 aprile. Rampin, nel suo ruolo di primo cittadino come Bertipaglia (in concorso con Scarabello), sono accusati di peculato perché l’impresario avrebbe incassato 28 mila euro di soldi pubblici, pur non avendo mai eseguito dei lavori previsti per contratto. In realtà quest’ultimo avrebbe realizzato delle opere in un immobile di proprietà di Bertipaglia. Rampin avrebbe pure liquidato Scarabello con gli altri tre impresari coimputati per opere fantasma, autorizzando il pagamento di lavori di restauro nella Torre Colombara mai svolti (39.908 euro alla ditta Palma); altri interventi mai eseguiti nell’antico molino di Polverara come lavori elettrici comunali (47.943 mila euro all’impresa Pengo) non fatti; lavori parziali per un nuovo tratto di illuminazione pubblica in via Pavane (7.630 euro alla ditta Euro Safe di Scarabello); lavori mai realizzati per l’isolamento termico del palazzo comunale (25.794 euro) e solo in parte svolti per la tinteggiatura e l’installazione delle porte nell’Antico Molino (30 mila euro), saldati alla ditta Chinello. A febbraio del 2016, all’indomani di una di questa inchieste, si era verificato un episodio spiacevole, rimasto senza un colpevole. Una lettera di minacce al sindaco Alice Bulgarello, all’ex geometra comunale e anche a un comandante dei carabinieri in pensione. «Stai molto attenta a quello che fai al processo» si leggeva dopo un’introduzione firmata da anonimi “amici di Polverara” «Non si sa mai. Rinuncia a costituirti al processo. Suggerisci al tuo compare di non parlare in giro e di stare molto attento a quello che andrà a raccontare. Qualcuno potrebbe rompersi le gambe».

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