Coronavirus, ecco le mascherine hi-tech in carbonio e argento

MERLARA (PADOVA). Da Merlara, arrivano le mascherine in carbonio ed argento, la nanotecnologia al servizio della salute. Una storia di innovazione, ricerca e cooperazione internazionale giunge da uno dei comuni del padovano più colpito dal Covid-19, in cui una piccola azienda di sartoria ha realizzato delle mascherine di altissima efficenza, che verranno brevettate negli Stati Uniti.
Rita Zorzan ed il compagno Giuseppe Capan, titolari di Lomarì srl, azienda di alta sartoria artigianale, a marzo hanno deciso, in silenzio e lontano dai riflettori di dare il loro contributo per l’emergenza che stava colpendo il loro comune.
Grazie all’aiuto del sindaco e della farmacista hanno cominciato una scrupolosa ricerca di materiali e progettazione, per poter realizzare delle mascherine con materiali farmaceutici e certificati. «L’idea è nata da nostro figlio Lorenzo, di 9 anni, che ci ha spinto a cambiare la produzione» racconta Rita «da qui Giuseppe ha preso contatti con il Politecnico di Milano e Bari per realizzare un prodotto efficiente, che abbiamo distribuito gratuitamente a tutti i cittadini».
Le mascherine di Lomarì infatti sono state regalate, con il contributo del Comune, a tutti gli abitanti di Merlara. «Questo è stato l’inizio» continua Giuseppe «abbiamo preteso un’ispezione dei Nas nel nostro laboratorio, perché volevamo avere la certezza di lavorare con i più alti standard di sicurezza e sanificazione. Il lavoro che stavamo facendo è stato così apprezzato, che ci hanno richiesto delle forniture per le forze dell’ordine della provincia».
Rita cuce a mano un centinaio di mascherine al giorno, sola nel suo laboratorio, in cui ogni passaggio è controllato e sanificato, ma questa eccellenza non era ancora abbastanza. «Studiando, facendo ricerca e confrontandoci con alcuni dei più eccellenti medici italiani, abbiamo capito che potevamo realizzare delle mascherine uniche da un punto di vista della protezione» continua Giuseppe «è qui che entra in gioco la collaborazione con una ditta di Milano che produce tessuti con fibre d’argento per letti ospedalieri e con una ditta di Vicenza che realizza tute in fibra di carbonio per la formula uno».
Rita e Giuseppe, realizzano i primi prototipi di mascherine con l’utilizzo di nanotecnologie «l’argento ha un’altissima carica antibatterica naturale mentre il carbonio è un dissipatore di calore ed il tessuto, realizzato a lame, non permette all’acqua di passare» spiega Giuseppe, che non ha voluto usare il tnt nella produzione «Le nostre mascherine sono “riciclabili”, possono essere lavate oltre 70 volte a 270° F. Si tratta di un dispositivo che non deve essere usa e getta, per non inquinare, ma soprattutto per contenere i costi e per aiutare le persone a gestire al meglio la situazione». Le mascherine in carbonio e argento possono essere sanificate stirandole a vapore o spruzzando su di esse i detergenti specifici. La ditta americana che produce l’argento con cui è realizzato il tessuto della mascherina ha visto subito le altissime potenzialità del prodotto.
«Ci hanno chiesto dei prototipi» continua Giuseppe «li abbiamo spediti in America ed ora stiamo trattando perché vogliono il nostro prodotto li e desiderano avere il brevetto». Una frase pronunciata un poco a malincuore dai titolari: «Avremmo certamente preferito brevettare qui le nostre mascherine. Ma non è possibile, i costi e la burocrazia sono spaventosi, anche in questo periodo di emergenza».
Rita e Giuseppe raccontano gli intricati e costosissimi iter: «Non possiamo permettercelo e soprattutto non possiamo attendere tempi lunghissimi per poter brevettare un prodotto di altissima efficienza, paragonabile ad un ffpp3». Al momento sono tre le tipologie di mascherine prodotte da Lomarì, la prima in materiale medicale utilizzato nelle sale operatorie, un tipo creato con argento e carbonio ed una solo in carbonio, adatta a climi caldi, data la capacità di dissipazione del calore. «Stiamo continuando la nostra ricerca su tessuti e produzione, in un circuito di collaborazione con aziende virtuose, per poter dare alla popolazione delle mascherine davvero innovative» concludono Rita e Giuseppe. —
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