Corso del Popolo sempre più cinese

STAZIONE. In corso del Popolo, da decenni ormai la nuova Chinatown della città, un cinese se ne va dopo aver chiuso l’attività, ma subito ne arrivano altri tre. L’esercente che ha serrato bottega è...
PIEROBON - NEGOZIO CINESE CORSO DEL POPOLO PIEROBON - NEGOZIO CINESE CORSO DEL POPOLO
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STAZIONE. In corso del Popolo, da decenni ormai la nuova Chinatown della città, un cinese se ne va dopo aver chiuso l’attività, ma subito ne arrivano altri tre.

L’esercente che ha serrato bottega è quello che c’era in piazza De Gasperi, a fianco della nuova banca marocchina, quasi all’incrocio con corso del Popolo. D’altronde era il locale pubblico più chiacchierato della zona, messo sotto accusa dai residenti, che era diventato, da mesi, anche il punto di ritrovo degli spacciatori, quasi tutti tunisini.

I tre locali, invece, le cui gestioni sono state rilevate da imprenditori cinesi sono, nell’ordine, l’ex bar-pizzeria, appena dopo il tabaccaio, che era stato aperto e gestito, sette anni fa, da Tony Righetto (fratello del più noto Gigi, oggi in via Roma), l’ex sala giochi di corso del Popolo, angolo piazzetta Gasparotto, già diventato un sushi bar-ristorante e l’ex negozio di telefonini Wind Infostrada, vicino al kebab indiano, che prima era gestito da un italiano.

A questo punto tra l’incrocio con il piazzale Stazione e quello con via Trieste la catena delle attività commerciali è, quasi ovunque, nelle mani dei cinesi. Sono già anni che i pochi esercenti italiani "sopravvissuti" hanno sollecitato le autorità competenti ad approfondire come e perché anche a Padova, alla pari di Prato e di Milano, così tante attività commerciali siano state comprate dai cinesi, quasi sempre con soldi contanti, ma nessuno, sino ad oggi, ha mai osato andare a verificare come è, attualmente, la situazione.

»Nel nostro settore vedo cinesi dappertutto», osserva Polito, gestore del Bar Alternativa. « Tra di loro, senz’altro, ci sono persone rispettabili che curano la qualità e pagano le tasse come fanno gli italiani. Ma, in genere, dietro tanti locali orientali c’è qualcosa che non mi convince. Invito ancora una volta le autorità competenti a verificare sino in fondo con quali strumenti cosi tanti cinesi continuano ad arrivare in Italia ed a Padova in particolare, acquistando soprattutto bar in centro storico e magazzini in zona industriale che poi vengono trasformati in maxi negozi al dettaglio».

( f.pad.)

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