«Così ho scoperto il relitto Andromeda affondata nel 1941»

Michele Favaron con Iantdt Expeditions nel mare albanese «La torpediniera fu affondata da un aereosilurante inglese»
Di Elena Livieri

C’è anche un padovano nella spedizione di sub che ha recentemente scoperto il relitto dell’Andromeda al largo della baia di Vallona in Albania: si tratta della torpediniera italiana affondata nel 1941 da un aereosilurante inglese. Michele Favaron, addetto nel settore trasporti ma con una passione infinita per gli abissi, è il fondatore della scuola di sub Acquelibere di Limena e ha partecipato in qualità di fotografo subacqueo alla spedizione a cui si deve l’importante scoperta.

Com’è nata la spedizione in Albania?

«Ho partecipato come membro della Iantd Expeditions, un gruppo di sub con adesioni da tutta Italia con la passione della ricerca dei relitti della Prima e Seconda guerra mondiale. La spedizione era nata per commemorare il centenario dell’affondamento della corazzata Regina Margherita risalente all’11 dicembre 1916, in cui persero la vita 674 marinai».

L’Albania è stata coinvolta nell’iniziativa?

«Abbiamo concordato l’intervento con le autorità locali e abbiamo ottenuto anche il patrocinio del Ministero della Cultura della Repubblica d’Albania e alle immersioni hanno partecipato anche dei sub albanesi».

Nell’occasione Iantd Expeditions ha firmato una nuova importante scoperta. Quale?

«Da una serie di ricerche che avevamo svolto sapevamo che nella zona dell’affondamento della Regina Margherita doveva trovarsi anche il relitto dell’Andromeda, affondata da un aereosilurante inglese nella notte fra il 16 e il 17 marzo del 1941 con la morte di una cinquantina di uomini, mentre altri 87 furono salvati. Grazie alle indicazioni che abbiamo reperito nell’archivio militare nazionale conoscevamo l’area in cui il relitto doveva trovarsi, ovvero nelle acque a est della penisola del Karaburun, dove lo abbiamo individuato e documentato».

Come si presentava l’Andromeda?

«La torpediniera si trova a 53 metri di profondità ed è spezzata di netto in due. La “certificazione” sull’autenticità del relitto l’abbiamo avuta grazie al riconoscimento dei tre cannoni 100/47 millimetri Oto modello 35 e il ritrovamento della Stella d’Italia sull’estremità della prora. Le operazioni sono state seguite da un rappresentante dell’Archeological Service Agency di Tirana».

Poco lontano dal relitto dell’Andromeda ce n’è un altro molto famoso, quello della Nave ospedale Po.

«Lo avevamo già documentato nel 2005 ma siamo tornati anche in questa spedizione per una ulteriore documentazione fotografica del relitto: anche la Po fu affondata da un siluro nel 1941 e all’epoca l’evento ebbe grande risonanza perché a bordo vi era, in qualità di crocerossina, Edda Ciano Mussolini, figlia del duce».

Che scopo hanno queste missioni?

«Per noi sono una passione ma servono anche a fare luce su alcuni episodi della storia non sempre chiariti in maniera definitiva. Resta comunque un’attività amatoriale che ci autofinanziamo ma che svolgiamo con la massima perizia. Tra di noi ci sono anche membri della Marina che si dedicano a questa attività come hobby ma che ovviamente mettono in campo le loro competenze professionali».

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