«Così passiamo per ladri ma non copriamo le spese»
Rincari che fanno paura, materie prime che non si trovano, la borsa che preoccupa e la tensione delle aziende che cresce di giorno in giorno. A raccontare i mesi difficili sono le aziende. Che ora confidano negli effetti del provvedimento governativo sul fondo compensativo. Lorenza Corazza, presidentessa di JVP Srl di Piove di Sacco, ha fatturato 11 milioni nel 2020 e che si conferma leader in Europa nella produzione di pavimenti tecnici sopraelevati. «Nell’acciaio i rincari sono stati del 110% e abbiamo dovuto fare i conti con fermi produttivi», rivela, «Da ottobre ad oggi è cresciuto il prezzo di tutto quello che utilizziamo, dalla colla agli imballaggi, ma i rincari più evidenti riguardano proprio l’acciaio: una tonnellata di acciaio ci costa più di 1.500 euro, da una quotazione di partenza di circa 730 euro». Lanfranco Gottardo, di Lamapla Srl-Super78, riferisce addirittura di prezzi raddoppiati: «In media si va dall’80 al 100% in più. Per il PVC morbido si è passati da 1,30 euro al chilogrammo a 2,30, mentre il polipropilene è salito da 1,10 euro al chilogrammo agli attuali 2,20. E per capirci aggiungo che nelle nostre produzioni adoperiamo circa 130/150 quintali di Pvc al mese».
L’azienda ha sede a Saccolongo e produce articoli casalinghi in plastica, fatturando nel 2020 2,2 milioni di euro. Da gennaio la situazione è “esplosa”: «Alcune materie plastiche non si trovavano proprio – continua Gottardo – l’esempio più clamoroso è quello dell’Abs, utilizzato per creare oggetti leggeri e rigidi, che ormai è impossibile da reperire». Nel frattempo gli aumenti sono stati inevitabili: «L’aumento è del 5% ma dal 15 giugno siamo saliti di un altro 5%. E per alcuni articoli andiamo oltre il 10%. Su quelli di minor peso, come i tappeti doccia, siamo costretti ad aumenti più consistenti. Passiamo per “ladri”, quando in realtà non siamo nemmeno in grado di coprire i costi dell’aumento». Anche le fonderie accusano: «Oggi paghiamo un 40% in più, ma in borsa le quotazioni sono salite ben oltre», rivela Nicola Marzaro, amministratore delegato Sirman Spa che ha più di 50 anni e ha chiuso il 2020 con 34 milioni di euro di fatturato. Non riescono a trovare l’alluminio, indispensabile al loro lavoro e per altri materiali – come l’acciaio inox – registrano ritardi. La preoccupazione riguarda la ripresa: «Le multinazionali ormai si dedicano sempre più alla finanza e alle speculazioni e sempre meno alla produzione industriale – aggiunge Marzaro – In parole povere, hanno visto che con numeri più bassi ma prezzi più alti si possono fare più soldi. Questo ci ha costretto ad aumentare anche i nostri prezzi. Per capirci, se la materia prima sale di prezzo del 50%, sul prodotto incide per un 20%. Nei listini abbiamo inserito un aumento del 9%, che non c’era mai stato prima, da quando è stato introdotto l’euro». Caso a sé l’ottone per Micromeccanica Srl: «È un materiale utilizzato per il 50% del nostro prodotto ed ha avuto rincari del 40%, destinati ad aumentare», sottolinea Giancarlo Piva, titolare della Micromeccanica Srl. —
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