Cremate le salme abbandonate Le ceneri ora sono in cimitero

Riposano finalmente in pace i resti dei defunti esumati dai cimiteri di Cadoneghe e Abano, rinvenuti insieme ad altri resti di persone nel capannone a Scurelle (Trento) dove operava la cooperativa “Linea Momenti” di Pergine Valsugana, che ha in gestione i servizi cimiteriali di cremazione per diversi Comuni e imprese funebri venete.
Lo scorso aprile i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Trento, nel corso di un’ispezione, aveva posto sotto sequestro la struttura e 27 bare: le ipotesi di reato su cui indaga la Procura di Trento sono vilipendio di cadavere e gestione illecita di rifiuti.
Gli operatori della cooperativa depositavano nel capannone di Scurelle i resti dei defunti, trasferendoli dalle casse in legno e zinco in scatole di cellulosa per inviarle al forno crematorio. Le casse funebri, invece, dopo essere state separate dalle parti metalliche, venivano avviate ai centri di smaltimento. Ma il sequestro aveva bloccato temporaneamente le operazioni di cremazione per tre salme da Cadoneghe, una da Abano, due da Cordignano (Treviso), una da Pianiga Mellaredo (Venezia), 6 da Rosà, 12 da Tezze sul Brenta, una da Brendola e una da Bassano, che le agenzie di pompe funebri avevano inviato alla cooperativa: dopo il blitz dei carabinieri i resti mortali erano stati trasferiti nella cappella del cimitero.
Mentre le indagini proseguono, i defunti sono già stati cremati e collocati nei loculi, negli ossari o nelle cappelline di famiglia, secondo le disposizioni dei familiari. Ma la cosa incredibile è quanto avvenuto a Cadoneghe: l’impresa funebre incaricata di occuparsi della loro cremazione e che si era rivolta per questo alla cooperativa, è stata estromessa dal Comune, che, senza avvertirla, ha assunto un’altra ditta perché continuasse a sbrigare le pratiche. Scavalcandola, così, nonostante avesse già risolto la questione e stesse infatti partendo per Trento a recuperare i resti dei defunti per farli cremare altrove. Impresa che non aveva alcuna responsabilità di quanto stava accadendo alla cooperativa.
La nuova ditta ha preso quindi in consegna al suo posto i resti e li ha fatti cremare, per poi trasferirli nei giorni scorsi al cimitero di Cadoneghe dove la prima impresa, originariamente incaricata, ha provveduto alla loro collocazione definitiva.
Resta in sospeso una domanda: chi pagherà la seconda ditta? I familiari oppure il Comune, che ha assunto la decisione di sua iniziativa, si accollerà le spese spalmandole su tutti i cittadini?
La cooperativa “Linea momenti”, nel frattempo, difende il proprio operato. «Non c’è mai stato alcun vilipendio di cadavere» precisa il titolare Guido Beber, per ora unico indagato dell’inchiesta. «Nel magazzino di Scurelle non era conservata alcuna salma, ma solo resti mortali di defunti deceduti anche oltre cinquant’anni fa. La mia azienda non ha mai lucrato sulla morte, nel massimo rispetto delle normative e della sensibilità dei parenti. Anche le accuse per smaltimento non autorizzato dei rifiuti sono infondate: ogni componente delle bare ha seguito canali corretti attraverso ditte specializzate. Non sempre i cimiteri hanno a disposizione aree riservate per la preparazione dei resti da inviare ai crematori: per questo li trasferiamo nella nostra struttura». «Lavoro da decenni con i Comuni e con le agenzie di onoranze funebri che si affidano alla mia cooperativa per i servizi di estumulazioni, tumulazione ed esumazione», spiega ancora Beber. «Le norme sullo smantellamento sono carenti ma io potevo svolgere quell’attività anche nel magazzino. Quando possibile queste operazioni si svolgono in loco, anche su richiesta dei parenti. È avvenuto a Rosà: ad alcune estumulazioni dei sei resti mortali poi trasferiti a Scurelle, hanno assistito anche i famigliari. Chiedete a loro se c’è stato vilipendio, vi risponderanno che facciamo il nostro lavoro col massimo rispetto. Quando i Comuni ci chiedono di provvedere a estumulazioni massive, con diversi resti mortali per volta, le operazioni di separazione dei resti e smantellamento delle bare vengano eseguite nei nostri stabili, altrimenti bisognerebbe chiudere i cimiteri e non è possibile». —
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