Cromo nel Muson parte la bonifica e paga la Regione
di Silvia Bergamin
SAN GIORGIO DELLE PERTICHE
Cromo esavalente nel Muson dei Sassi, la Regione assegna un contributo di 12.500 euro per il progetto che dovrebbe consentire di avviare la bonifica. Il comune di San Giorgio delle Pertiche dovrà destinare i fondi alla «redazione di studi, progetti e indagini per la bonifica dell'area di pertinenza della ex Cromatura Sarti snc sita in via del Santo 95», lungo la vecchia Strada del Santo.
«Per l’assegnazione dei contributi – osserva l'assessore regionale all'ambiente Maurizio Conte – si è tenuto conto anche delle particolari situazioni di criticità ambientale che sono state evidenziate nel corso dell’istruttoria».
L'inquinamento era stato rilevato dall'Arpav, si aprì un processo penale che - dopo un iter durato diversi mesi - si chiuse nel 2007 con la sentenza dell'allora giudice del tribunale di Cittadella, Paola Cameran; Diego e Daniele Sarti, titolari e rappresentanti legali della Cromatura Sarti snc, furono condannati a 6 mesi di arresto e a 30.000 euro di ammenda.
I tecnici si erano accorti di alcuni valori fuori norma del cromo esavalente, sostanza cancerogena e mutagena, nelle acque superficiali che scorrono vicino alla galvanica: un fossato e il Muson dei Sassi.
Tra il 15 dicembre 2003 e il 15 gennaio 2004, quindi nell’arco di un intero mese, l'Arpav svolse alcune ispezioni, che fecero emergere la violazione della normativa sulla salvaguardia delle acque dall'inquinamento da sostanze inquinanti. Le campionature effettuate diedero esito positivo non solo per quanto riguarda il cromo esavalente, ma anche per il ferro, il rame e il nichel.
In particolare, furono sette i campioni esaminati; in quattro di essi, le concentrazioni di cromo esavalente risultarono superiori al limite di 0,2 milligrammi per litro, stabilito dalle tabelle legislative per quel che riguarda le acque superficiali; si arrivò a una concentrazione massima di 1,16 mg/litro, quindi una presenza di «veleno» quasi sei volte superiore a quella consentita dalla legge.
L'inquinamento fu determinato dagli impianti difettosi delle vasche di stoccaggio, che presentavano delle perdite, e dalle carenze dell'impianto di depurazione.
Fatta una comunicazione alla Procura di Padova, il sindaco emise un'ordinanza con cui intimò ai Sarti di provvedere alla riparazione delle vasche di deposito del materiale e alla verifica del funzionamento dell'impianto di depurazione.
La difesa chiese l'assoluzione degli imputati, facendo valere l'occasionalità dello spargimento di cromo.
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