Curiosi, vincenti e di Frontiera Storie di (tanti) Italiani

Nella Silicon Valley la differenza la facciamo noi E gli emigranti di successo diventano materia di studio
Di Serena Gasparoni
Businesswoman in skirt and high heels walking with luggage, low section, rear view (tilt) --- Image by © Juice Images/Corbis
Businesswoman in skirt and high heels walking with luggage, low section, rear view (tilt) --- Image by © Juice Images/Corbis

di Serena Gasparoni

«Iniziamo con disordine”. Roberto Bonzio, ex giornalista, oggi “storyteller” negli Usa, italiano di frontiera per eccellenza, non ha dubbi. «Perché» spiega «è proprio la capacità di ragionare fuori dagli schemi la chiave per affrontare il futuro. I protocolli di comportamento sono inutili: tutto cambia troppo velocemente». Bonzio ha abbandonato il mestiere di giornalista per volare verso la Silicon Valley e raccontare in un blog lo spirito d’impresa italiano. Oggi vive trasformando queste interviste in seminari spettacolo e organizzando visite guidate nella Silicon Valley per gli imprenditori italiani. L’inizio fu un azzardo, nel 2008, con un viaggio di sei mesi nella culla dell’innovazione mondiale con la sua famiglia ( la moglie Pola, i figli Alessandro e Francesca). Un’avventura che Bonzio ha organizzato e realizzato  da solo.  Trent'anni di onorata carriera di giornalista alle spalle ( “Gazzettino”, “Giorno”, “Reuters”), a seguire le orme del padre Gibo, noto cronista.

«Lì mi sono imbattuto negli italiani della Silicon Valley: storie pronte per essere raccontate». Dalla sua casa di Palo Alto crea un blog (www.italianidifrontiera.com) dove inizia a pubblicare le interviste alle eccellenze italiane del’lta tecnologia che si sono affermate in terra straniera. «Sono italiani di frontiera perché hanno rotto gli schemi: la frontiera è soprattutto mentale».

Il suo blog è un viaggio multimediale nel talento e nello spirito d’impresa italiano, in patria, a Silicon Valley e in altri angoli del mondo. Gli esempi sono tanti: c'è Lorenzo Thione, 32 anni, originario di Como è l’italiano da 100 milioni di dollari che il 1° agosto 2008 ha venduto a Steve Ballmer il “cuore” tecnologico di Bing. Ma non mancano gli esempi di successo veneti: Andrea Vaccari, 28 anni da Verona, ha venduto la sua applicazione per mettere in contatto tra loro persone con interessi simili. Glancee, questo è il nome della app, è stata venduta a Facebook per diversi milioni di dollari. Altro caso è quello di Cristina Morea Dalle Ore, una passione per stelle e galassie ereditata dal padre medico, una laurea in astronomia a Padova e un Phd a Harvard. Studio, tenacia e determinazione: oggi vive a San Francisco e è ricercatrice alla National Aeronautics and Space Administration, un istituto di ricerche e consulenza che lavora per la Nasa.

«E poi ci sono i veterani, quelli arrivati nella Silicon Valley negli anni ’70 e ’80, veri e propri imprenditori seriali che in questa terra sono riusciti a realizzare cose inimmaginabili per l’Italia». C’è l’avventura di Amedeo Peter Giannini, figlio di immigrati dall’entroterra di Chiavari, che nel 1996 tra le rovine del terremoto che distrusse San Francisco, improvvisò una postazione con un cartello “Qui si fa credito a tutti”. Fu l’inizio di Bank of America. Dei “nostri”, il vicentino Federico Faggin, uno dei padri del microchip, l’inventore del touchpad.

Lui, come gli altri, hanno permesso a Bonzio di riflettere e individuare i meccanismi che penalizzano così profondamente i talenti in Italia. Nodi che lui definisce ve. re e proprie sindromi tipicamente italiane. «C’è quella del Palio di Siena: sono contento di perdere se perdi anche tu; o quella della pastasciutta: se abbiamo una cosa così buona in casa nostra perché andare a mangiare al ristorante giapponese? O quella della torta finita: tendiamo a considerare un pericolo il successo di chi ci sta al nostro fianco, mentre è un’opportunità».

Personaggi che come tessere di un puzzle consentono a Bonzio di raccontare l’Italia. Al suo ritorno nel luglio del 2008 Bonzio è trasformato: impossibile tornare nella routine della vita del giornalista tradizionale. Molla tutto. Inizia a girare l’Italia con le sue conferenze spettacolo (ieri a Mogliano), un viaggio “Dal West al Web”, dall’Italia a Silicon Valley e ritorno, che combinano racconto e nuove tecnologie per indagare sui segreti di talento e spirito d’impresa degli italiani che vengono esaltati nella culla mondiale dell’innovazione. Vere e proprie indagini sugli stereotipi e cattive abitudini che bisogna rimuovere perché non vengano mortificati anche in patria. Un progetto che ha in sé un valore commerciale- «Riesco a mantenermi» dice. Ma che rappresenta soprattutto un viaggio di autoconsapevolezza.

E cosa dire ai ragazzi oggi? «Devono partire ma non per disperazione, per curiosità. Siamo tutti nani sulle spalle dei giganti. E poi devono tornare indietro, per scardinare il sistema».

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