Da Edilbasso nasce Faber, azienda salva

L’agonia di Edilbasso è terminata. Il tribunale ha accettato il concordato preventivo dando l’omologazione. Il ramo produttivo è stato acquisito dalla Faber Costruzioni srl che nasce nel 2011 e in 7 mesi fattura un valore di produzione di 9 milioni di euro. Le previsioni di fatturato per il 2012 si aggirano sui 12,5 milioni. L’assetto societario è costituito per il 75% da Algisa, società composta dai tre figli di Bruno Basso, per il 20% da Alessandro Basso e per il restante 5% da Bit Italia, società di sviluppo internazionali. Nella nuova azienda confluiscono tutte le competenze della vecchia, i macchinari e 50 dipendenti dell’Edilbasso.
L’ANALISI DI BRUNO BASSO. «Il nostro attivo è di 55 milioni, ed è frutto di una svalutazione importante», assicura il patron Bruno Basso, «il debito era di 90 milioni, ne pagheremo 55. Il piano è stato accettato e diviso in 5 classi. Al primo posto ci sono i creditori chirografari più grossi, sono 11 per un debito di 12 milioni e saranno soddisfatti al 35%, quindi abbiamo raccolto gli istituti finanziari, una decina di banche del circondario e leasing, 12 milioni di debito in tutto. Poi è stato raggruppato l’erario transabile, costituito da 5,9 milioni di sanzioni che saranno pagate al 36%. Al quarto posto ci sono i “piccoli” fornitori chirografari, all’incirca 7-800 società che avanzano in tutto 19 milioni: saranno pagati al 5%. Nostri crediti, per un totale di 7 milioni sono stati completamente azzerati. Si tratta di soldi», aggiunge Basso, «di utili che arrivano da altre società di famiglia, che quindi, non saranno pagati. L’azienda Edilbasso è stata valutata 3 milioni, da pagarsi in tre anni dalla Faber».
L’ORIGINE DELLA CRISI. Perché siamo arrivati fin qua? Bruno lo chiarisce senza bisogno di chiederglielo. L’Edilbasso è stata fondata da lui nel 1974: prima della crisi c’erano oltre 150 dipendenti diretti e un indotto di 1.200 specialisti indiretti. Sono stati realizzati fabbricati simbolo in mezza Italia. «Ho sempre lavorato per il piacere dei clienti», aggiunge Basso, «nei progetti più difficili. Siamo arrivati a 100 milioni di euro di produzione e 200 dipendenti, gran parte operai e manovali. Dopo gli anni 2007 e 2008 e la costruzione del Net Center ci siamo spostati verso la produzione conto terzi. Ora, col senno di poi, è stato un errore, dovevamo rimanere per conto proprio. Siamo incappati in molti, troppi clienti che non ci hanno pagato. Non tanto dal settore pubblico, con il quale avevamo non più di due commesse l’anno, tutte saldate. Siamo stati traditi dagli immobiliaristi, loro non sono riusciti a pagarci i lavori finiti. Il sistema creditizio non li ha più sostenuti e noi non abbiamo incassato. Alla fine non abbiamo più retto».
ABBANDONATI DAI FONDI. «Per sviluppare Padova est, l’area dal Net Center alla ferrovia, avevamo ceduto parte della società di sviluppo ad un fondo inglese che, ad operazione finanziata ha deciso di uscire e di abbandonare l’Italia», aggiunge Basso. «A Treviso, zona Castagnole, è successa la stessa cosa con un fondo australiano. Entrati in difficoltà economiche le banche ci hanno suggerito di ristrutturare il debito, così ci avrebbero sostenuto finanziariamente. Così non è stato, è entrato in crisi il sistema bancario e non hanno accettato il finanziamento di 8-10 milioni che ci serviva. Eravamo troppo esposti con i creditori e non ci è rimasto che il concordato preventivo. Con il quale abbiamo avuto un beneficio di 15-17 milioni rispetto al fallimento».
DALLA REGIONE NESSUN AIUTO. «Quando abbiamo avuto bisogno abbiamo avvicinato dei politici in Regione, dai quali abbiamo ricevuto tante promesse ma non abbiamo concluso nulla. L’approccio l’abbiamo fatto prima della richiesta di concordato». Basso lo dice a chiare lettere, la politica non l’ha aiutato, anche se ci tiene a precisare, «non siamo mai stati legati a nessuno».
ALESSANDRO GUIDA LA FABER. La nuova azienda è in affitto di ramo d’azienda per 60.000 euro l’anno e l’acquisizione è fissata a 3 milioni. «Abbiamo diversi cantieri, dall’Edilbasso abbiamo ereditato il cantiere di Psichiatria, che sarà pronto a settembre, il nuovo inceneritore veronese di Ca’ del Bue, un appalto da 200 milioni. Consegneremo a settembre un cavalcaferrovia a Verona e stiamo realizzando un complesso residenziale a Cortina e l’albergo Capo Nord con dei loft nell’isola di Albarella di proprietà del gruppo Marcegaglia. Nella Faber abbiamo messo pure un milione di euro nostro. Soldi veri, liquidi. A dimostrazione che noi ci crediamo in questa azienda».
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