Da tutta Italia per i trapianti «Ma ci serve un ospedale adatto»

Trecento trapianti in vent'anni, cresciuti progressivamente fino ad arrivare a circa 25 casi all'anno: sono i numeri della Chirurgia toracica di Padova diretta dal professor Federico Rea. Il luminare ieri ha preso parte all’iniziativa di formazione per medici teuntasi a Padova sulle malattie rare, a cominciare dalla fibrosi polmonare idiopatica. Un centro di eccellenza, quello di Chirurgia Toracica, che a maggio del prossimo anno compirà 20 anni di attività e che è calamita per pazienti provenienti da altre Regioni, in cui l'aumento dei casi è dovuto anche al fatto che si riescono a rigenerare organi che fino a qualche anno fa venivano scartati. Un centro che pratica altri 700 interventi all'anno. E che mantiene la sua eccellenza malgrado le difficoltà e i problemi quotidiani con cui si misura. Primo fra tutti, solo perché è il più evidente, quel rumore assordante e costante di martello pneumatico che arriva dal piano di sotto e rende infernale il turno ospedaliero. Va avanti così da un anno. «Ma come si può lavorare così, non sento nemmeno quello che dico», sbotta il professor Rea, «Qui ci vuole ben altro oltre al silenzio: ci vorrebbe un modello organizzativo diverso, se si vuole portare avanti e far crescere l'attività trapiantologica, va riorganizzato tutto, accorpate, non polverizzate, le professionalità, e fatti investimenti. Ci vogliono programmi precisi. Lo sanno tutti, qui, di cosa c'è bisogno: la direzione cerca di far fronte alle esigenze come può, ma se manca un programma, restiamo indietro. Anzitutto serve la volontà politica di realizzare una struttura adeguata, qui lavoriamo con sforzi enormi. Il problema delle infezioni ospedaliere esiste anche qui e cerchiamo di gestirlo, ma alti livelli si fa fatica a mantenerli». Di quel che servirebbe, oltre al programma e alla struttura, Rea dice: «Ci vorrebbe una terapia intensiva dedicata alla chirurgia polmonare. Adesso non c'è. Serve un aumento delle strutture per il follow up dei pazienti: quando una persona riceve un organo, poi torna qui per qualsiasi cosa. Ci vogliono ambulatori integrati con possibilità di ricovero. Aumenta il numero dei soggetti trapiantati, ma il numero dei posti letto dedicati è sempre lo stesso. Ci potremmo anche stare dentro, ma con una gestione diversa: in vent'anni sono cambiate le esigenze, a partire dalla opportunità di accorpare in un unico piano la pneumologia e la sezione trapianti». Il centro padovano è uno dei principali in Italia in cui si effettuano i trapianti polmonare per la fibrosi polmonare idiopatica (Ipf), una malattia rara: circa la metà dei trapianti totali eseguiti dall'équipe padovana è stata fatta su pazienti affetti da Ipf. Fra i trapiantati Salvatore, 59 anni, residente in provincia di Lecce, che ha ritrovato una nuova vita dopo il trapianto a Padova fatto qualche mese fa e che ha voluto portare la sua testimonianza nella a Settimana Mondiale dedicata alla Fibrosi Polmonare Idiopatica.
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