DA14 chiama Terra: «Guardatemi, vi sfioro»

di Aldo Comello
Ve. nerdì 15 febbraio, il giorno dopo San Valentino, la festa degli innamorati, in regalo dal cosmo, polvere di stelle, anzi qualcosa di più. Alle 20,26 ora italiana un asteroide di media grandezza, 45 metri di diametro, quanto due campi da tennis affiancati e del peso di 143 mila tonnellate, sfiorerà la Terra. Ci verrà così vicino da sentirne il fischio. Come se ci sfiorasse una pallottola.
Il fatto straordinario è la prossimità: da 24 mila a 27 mila chilometri, un decimo della distanza tra la luna e il nostro pianeta. Non era mai accaduto. Una sorta di abbraccio che consentirà agli specialisti un’occasione di incontro ravvicinato con questi corpi celesti che racchiudono più di qualche mistero, soprattutto per quanto riguarda la struttura interna. DA14, questa la sigla con cui è stato temporaneamente battezzato l’asteroide, nel suo tuffo verso la Terra dovrà fare lo slalom dentro la fascia di satelliti geostazionari: ce ne sono 432 tra cui Meteosat per le previsioni meteorologiche. Non è detto che qualcuno non vada in frantumi.
La Nasa però suggerisce tranquillità: il corpo celeste attraversa i nostri cieli subito dopo il tramonto, non si vedrà a occhio nudo, ma il suo volo può essere seguito con un binocolo. Dall’ente spaziale americano, quindi, un invito alla contemplazione nell’alone romantico del tramonto perché le probabilità di impatto sono molto vicine allo zero.
Il passaggio dell’asteroide rappresenterà una buona occasione per gli appassionati di astronomia: si vedrà benissimo dall’Italia nelle prime fasi di avvicinamento anche con un piccolo binocolo, e nelle successive con telescopi amatoriali anche di 60mm di diametro. Sarà visibile in parti diverse del cielo a seconda del punto di osservazione: alle 20.45 DA14 toccherà il punto più vicino alla terra e in questa occasione il Virtual Telescope offrirà al pubblico una diretta dell’osservazione.
Durante il mese di febbraio, oltre al passaggio di DA14 si potranno ammirare alcuni sciami meteorici tra cui il principale è quello della Delta Cancridi che raggiungerà il picco massimo il 17 febbraio.
Se da un lato c’è la Nasa che consiglia tranquillità, tuttavia dalla tribù dei catastrofisti incalliti affiora un altro messaggio: non sarà che i Maya hanno semplicemente sbagliato la data della fine del mondo, che non è resettata dalla storia, ma semplicemente spostata dal 21 dicembre al 15 febbraio? Se uno vuole abbandonarsi al fascino della dissoluzione del genere umano, “Dissipatio Humani Generis”, come si intitola un inquietante libro di Guido Morselli, è libero di farlo, ma siamo più nel campo della fantasia che di una eventualità. Certo, bisogna però ammettere che un impatto avrebbe conseguenze inimmaginabili.
Il 30 giugno del 1908 a Tunguska nella tundra siberiana precipita un asteroide di 30 metri di diametro, passa come una lama di fuoco, distruggendo 60 milioni di alberi. Collocata molto lontano nel tempo, 65 milioni di anni fa, trova posto l’ipotesi scientifica del premio Nobel Luis Alvarez. Secondo Alvarez, che basa la sua ricostruzione sulla concentrazione di un metallo rarissimo sulla Terra, il platino iridio, l’estinzione dei dinosauri e del 70 cento della fauna del Cretaceo, fu causata dall’impatto del pianeta con un grandissimo asteroide, precipitato nella zona dello Yucatan, un “sassolino” del diametro di 10 chilometri che ha scavato un cratere che di chilometri ne avrebbe fatti 175. Un colpo da knock-down per il pianeta, seguito da un inverno senza fine perché le polveri accecarono il Sole. Ipotesi, chiaramente, perché nessuno ha mai visto l’asteroide né assistito all’agonia dei dinosauri; ipotesi comunque scientificamente fondate.
Lo scontro con un asteroide anche di dimensioni non straordinarie come DA14 non è uno scherzo. Ammettiamo, magari un po’ per gioco data l’ostentata sicurezza da parte della Nasa, ma anche di altri esperti di agenzie europee e giapponesi, che l’asteroide ci investa. Data la traiettoria non è possibile, al limite potrebbe sfiorare la regione antartica e, tuttavia, la forza d’urto sarebbe straordinaria: 2,5 megatoni, 160 volte più dell’atomica che cancellò Hiroshima dalla faccia della terra. Ma tranquilli: la probabilità di impatto come detto, è dello 0,031%, cioè praticamente nulla.
DA14 - scoperto circa un anno fa dall’Osservatorio La Sagra in Andalusia - fa parte del gruppo di asteroidi detti “Near Earth” perché le loro orbite intersecano quella terrestre. Nel sistema solare ne sono stati catalogati 300 mila, ma è il primo caso di un incontro così ravvicinato.
La traiettoria dell’asteroide DA14 verso la terra sarà seguita dagli osservatori astronomici e dalle postazioni degli astrofili di tutto il mondo. Gli astronomi di Padova hanno il loro punto di osservazione da Cima Ekar sull’Altipiano di Asiago; ma non è escluso che, se le condizioni del tempo saranno buone, i gruppi di astrofili delle varie province organizzino punti di osservazione per guidare anche i meno esperti.
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