Dagli slogan contro “i padroni della città” alle accuse ad Ater e commercianti

LA PROTESTA
«Contro i padroni della città apriamo spazi di libertà». Uno striscione rosso a caratteri cubitali che in poche parole racchiude tutta la motivazione della loro protesta.
Seppur in pochi, una cinquantina circa, l’hanno portato fieri per le vie del centro, dall’ex torrefazione Vescovi di via Vicenza a piazza dei Signori, dove hanno terminato il corteo con una serie di interventi al microfono. Ai membri del collettivo politico Gramigna non è piaciuto quello che a loro dire è stato l’ennesimo sgombero da parte dei poteri forti della città di uno spazio abbandonato e occupato per svolgere attività sociali e per la collettività.
«Con questa occupazione volevamo dar vita ad un luogo che fosse veramente a disposizione degli abitanti e delle loro necessità. In poco tempo erano partiti i progetti del cineforum, del doposcuola e della ludoteca (per i più piccoli), affiancati da sala prove e concerti per i giovani gruppi musicali che altrimenti non potrebbero affrontare economicamente le spese necessarie. Un luogo dove i giovani, e meno giovani, si potevano organizzare contro un sistema che ci affama e non ci da prospettive per il futuro».
I membri del collettivo nel corso della manifestazione se la sono presa prima con le politiche di privatizzazione dell’Ater, fermandosi alla rotonda di corso Milano, poco lontano dalla sede dell’ente, poi con l’Associazione Commercianti del Centro, che ha promosso una raccolta di firme contro il corteo. «Ci chiediamo quale sia il loro vero problema, se gli affitti da rapina o cui sono costretti o una sfilata di persone che manifesta per contenuti seri e di lotta», hanno gridato al megafono i militanti del Gramigna. «Perché non se la prendono con i grandi centri commerciali che spuntano come funghi in città? » . —
Alice Ferretti
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