Dal mitico Banale al Teatro delle Grazie la storia da riscoprire

Circoli, teatri, giardini abbandonati, chiusi o stravolti Un elenco di esperienze passate per guardare al futuro  
Dal Banale al Teatro delle Grazie, dai Vivai Zantomio alla Mela di Newton: sono moltissimi i luoghi e i locali un tempo dedicati alla cultura che oggi hanno cambiato destinazione, o che si sono semplicemente spenti senza un motivo preciso. La cooperativa “Spazi padovani” ha iniziato a mapparli: «Non con spirito nostalgico», sottolinea il presidente, Patrik Grassi, «ma per ricordare alla cittadinanza e alle istituzioni che negli anni abbiamo perso delle esperienze virtuose, che avevano anche un giro economico non indifferente. Il teatro delle Grazie è stato uno dei primi palchi di Marco Paolini, e lì sono nati i primi esperimenti di
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. La platea era sempre piena, poi l’esperienza si è persa per disinteresse: c’erano dei lavori da fare, nessuno si è mosso per dare un aiuto economico e il Comune lo ha spostato alla Zip. Dove però non era più il Teatro delle Grazie, e si è snaturato».


La mappatura è appena cominciata, ma è in espansione. Comprende esperienze culturali, come quella del teatro, ma anche molto più pop, come il Banale: nato all’inizio degli anni Ottanta in uno scantinato del Portello, è stato per oltre due decenni il punto di riferimento degli universitari padovani. Quasi ogni sera era animato da eventi che spaziavano dai concerti ai
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, dalle mostre agli incontri a tema: ha ospitato la prima mostra dell’allora semisconosciuto Maurizio Cattelan e il terzo concerto dei Subsonica, solo per fare qualche esempio. È stato luogo di ricreazione, ma anche di sperimentazione culturale fortemente radicato e legato al quartiere dove ha preso vita: non a caso, quando nel 2000 si è deciso il trasferimento all’Arcella, il locale è morto.


Diversa, ma altrettanto significativa, è la storia dei Vivai Zantomio, in via Raggio di Sole: aperti a fine Ottocento, conquistano il massimo splendore nel secondo dopoguerra. Erano le uniche serre dentro le mura, un polmone verde dove venivano coltivate piante pregiate e specie rare. Ma anche uno spazio di relazione, uno splendido giardino dove incontrarsi e trascorrere del tempo, oggi abbandonato. In tempi recenti, i vivai erano balzati agli onori delle cronache perché oggetto di un progetto edilizio, poi tramontato grazie anche alla mobilitazione di un comitato spontaneo.


Giovanissima, rispetto alle altre, è poi l’esperienza della Mela di Newton: un circolo Arci inaugurato nel 2009 in zona Specola, da studenti fuori sede, che avevano deciso di fermarsi a Padova per costruire qualcosa. La Mela di Newton era nato da una scommessa e da un sogno condiviso, che non è mai veramente decollato anche per la difficoltà a integrarsi nel quartiere che lo ospitava. Il locale ha chiuso i battenti quasi subito, nel 2013.


Queste esperienze, che fanno parte della storia cittadina, sono state raccolte dalla coop Spazi Padovani e fissate in una serie di video-interviste, presentate in questi giorni nel corso dell’Elefante Festival del Tempo Lungo.


In piazzetta Gasparotto, a due passi dalla stazione, sono state collocate delle postazioni per l’audioascolto, che hanno permesso a tutti di ascoltare i racconti raccolti dalla cooperativa. A tutti, ora, Spazi Padovani chiede di collaborare: la mappatura continua, e ognuno può partecipare con delle segnalazioni. Per informazioni: info@spazipadovani.it


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