«Damiano alla Mantovani fu suggerito da Lombardi»

Rivelazioni dell’Espresso sul caso Mose: per Baita la nomina dell’ex capo della Mobile alla guida dell’azienda fu indicata dall’ex prefetto di Padova
Di Felice Paduano
PASSERINI TREVISO CONFERENZA STAMPA IN PROCURA, OMICIDIO DI ELISEO DAVID, IN FOTO IL QUESTORE C. DAMIANO AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
PASSERINI TREVISO CONFERENZA STAMPA IN PROCURA, OMICIDIO DI ELISEO DAVID, IN FOTO IL QUESTORE C. DAMIANO AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM

«Ha chiamato Chiarotto e gli ha spiegato che l’azienda (la Mantovani, ndr) rischiava l’amministrazione controllata. Il mio successore, l’ex questore Carmine Damiano, che si occupa specificamente dell’Expo, è stato suggerito da Lombardi». Parola di Piergiorgio Baita. Retroscena dell’inchiesta Mose aprono squarci di luce sulla nomina dell’ex questore di Treviso ed ex capo della Mobile di Padova Carmine Damiano, alla presidenza dell’Impresa di Costruzioni Mantovani Spa all’indomani dell’arresto di Piergiorgio Baita. Lui, che ha patteggiato ventidue mesi per i fondi neri gestiti dalla Bmc di San Marino, è diventato il più grande accusatore nello scandalo che ha travolto il Veneto. Un servizio esclusivo del settimanale L’Espresso in edicola questa settimana accosta il nome di Damiano (indagato a Treviso per corruzione nell’ambito dello scandalo Nes) a quello dell’ex prefetto di Padova e poi di Milano Gian Valerio Lombardi. Sarebbe stato proprio Lombardi, «molto vicino alla famiglia Ligresti», scrive l’Espresso, «e molto sollecito nel fornire il passaporto nuovo all’olgettina Marysthell Polanco» a fare il nome di Damiano al presidente della controllante di Mantovani Spa, Romeo Chiarotto, numero uno della Serenissima Holding.

Lombardi, famoso per «dare del tu» all’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, non conosceva solo l’ex questore Damiano, era stato tra i papabili del centrodestra per le elezioni a Padova. Ma è lo stesso Chiarotto a spiegare perché avrebbe scelto Damiano: «Dopo Baita», ha raccontato all’Espresso, «ho preso l’ex questore Damiano per dormire tranquillo e per non dover licenziare uno solo dei miei 1500 dipendenti, come sono riuscito a fare fino a ora. Ma chissà se fra un anno la Mantovani ci sarà». Il nome dell’ex questore girava negli ambienti che contano: Lombardi, Chiarotto, Baita. Damiano è stato scelto per dare un taglio con il passato, per imprimere una svolta dopo lo scandalo che aveva disarcionato il presidente precedente dalla guida della Mantovani. Ora è lo stesso ex questore a essere finito invischiato in uno dei più grandi scandali che hanno travolto Treviso: il buco di 104 milioni di euro alla North East Services di Luigi Compiano. Nel mirino del pubblico ministero Massimo De Bortoli è finita una consulenza da 50 mila euro dietro la quale potrebbe allungarsi l’ombra della corruzione. Perché Damiano, grande accusatore della Nes, (non aveva esitato a denunciare l’azienda perché sosteneva che i furgoni in cui venivano trasportati i valori non fossero sicuri) d’un tratto avrebbe firmato una carta in cui sosteneva che alla Nes tutto andasse bene? C’entra qualcosa quella consulenza in questo cambio di rotta? Domande che ancora non hanno risposta. Damiano si difende sostenendo di non aver preso un euro da Compiano. La prova? Si è insinuato nel fallimento di Nes come creditore.

All’appello gli mancano 22.500 euro. Ma la sua richiesta non è stata accettata perché il «contratto prodotto è privo di data certa, non opponibile alla procedura, nonché non è stata prodotta documentazione idonea a dimostrare la fondatezza della pretesa formulato». È il contratto su cui ha puntato i riflettori la Procura.

Fabiana Pesci

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova