Deda, Orion e Blackrock

Ecco chi sono gli investitori e da dove vengono i capitali
DUE CARRARE . C’è un’operazione finanziaria di vasta portata dietro il progetto del mega centro commerciale di Due Carrare, dopo che nel 2015 era saltata la precedente. Questa volta i capitali sono garantiti da Orion, società europea di investimento immobiliare che agisce per conto di grandi investitori di tutto il mondo; ha sede ad Amsterdam, e uffici a Londra, Parigi, Milano e Madrid. Risulta particolarmente attiva nel Nordest italiano, dove Orion Capital Managers ha acquisito di recente un portafoglio di tre centri commerciali dal gruppo Unicomm, per una superficie totale di 130mila metri quadri, comprensivi di 205 esercizi commerciali; operazione realizzata tramite il fondo Orion European Real Estate Fund IV (lo stesso coinvolto nel progetto di Due Carrare). Si tratta del Palladio shopping center di Vicenza (61mila metri quadri e 89 negozi), dell’Emisfero di Fiume Veneto (36mila metri quadri e 70 negozi), e dell’Emisfero di Monfalcone (30mila metri quadri e 46 negozi). Un ulteriore investimento, dopo l’acquisizione del retail park Meraville a Bologna.


Da rilevare che Unicomm fa parte del gruppo d’acquisto Selex, ed è operativo nel centro-nord Italia, con oltre 7mila dipendenti e 250 strutture commerciali in vari canali (insegne Emisfero, Famila, A&O, Emi e Mega), per un fatturato che viaggia sull’ordine dei due miliardi. Sempre nelle operazioni Orion rientra il rilevamento del cento per cento delle quote di Valle Aurelia Mall srl, con l’intento di sviluppare il progetto di un centro commerciale a Roma, Valle Aurelia, con una potenziale superficie lorda affittabile di 22mila metri quadri. Si tratta di un complesso collocato in posizione strategica, a poca distanza dal Vaticano, con una potenzialità di una sessantina di negozi. Tra gli investitori internazioni con cui opera Orion rientra in particolare Blackrock, statunitense, il più grande fondo mondiale, presente già nel nostro Paese in realtà come Intesa, Unicredit, Montepaschi, Telecom. Un vero e proprio colosso, che opera nel campo degli hedge funds, costituito nel 1988 (l’anno dopo il crollo di Wall Street) cui a suo tempo l’
Economist
ha dedicato la copertina e un ampio servizio. Attualmente gestisce un patrimonio di quasi 4.500 miliardi di dollari; ha oltre 11mila dipendenti ed è presente in 30 nazioni.


Si tratta di ingenti movimenti di capitali, che arrivano tempestivamente dove fiutano la possibilità di remunerazione, ma altrettanto rapidamente se ne vanno di fronte a ostacoli o crisi. E oggi in particolare i centri commerciali sono in manifesta crisi, non solo in Italia, ma qui e in Veneto in particolare: come dimostrano l’esperienza di Villorba nel Trevigiano, e la decisione del gruppo Alì di non realizzare il progetto previsto sull’area ex Grosoli alle porte di Padova. Col rischio che anche Due Carrare finisca per rivelarsi prima o poi l’ennesimo buco. Ai suoi cittadini interessati basterà suggerire di fare una puntata al grande Cineplex costruito in pompa magna nel loro comune, e che oggi è finito all’asta giudiziaria con una base di meno di 3 milioni e mezzo, a fronte di un valore dichiarato di quasi cinque volte tanto. E oggi lì, malinconico catafalco nel grande cimitero di un Veneto svenduto al cemento.


Francesco Jori


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