Diesel nella benzina, l’Ascom: «Stop ai distributori fantasma»
Sul caso del Tamoil di via Montà interviene Antonio Belluco, presidente dei gestori impianti carburante: «La presenza umana è fondamentale»

Un rifornimento come tanti, poi il motore comincia a singhiozzare, si spegne, non riparte più. È quanto accaduto a decine di automobilisti che hanno fatto benzina al distributore Tamoil di via Montà a Padova, ignari di ciò che stava per succedere. Il problema, confermato poche ore dopo, è stato il caricamento del diesel nella cisterna della benzina, un errore che ha mischiato i carburanti provocando danni ingenti ai veicoli: pompe d’alimentazione fuori uso, motori bloccati, riparazioni costose. Una vicenda che ha immediatamente fatto il giro della città e che riaccende un dibattito mai sopito sul modello dei distributori completamente automatizzati.
Belluco (Figisc): “Elimini il gestore, elimini anche la sicurezza”
Ad accendere ulteriormente i riflettori sulla questione è Antonio Belluco, presidente dei gestori degli impianti carburante Figisc Confcommercio Ascom Padova. Le sue parole non ammettono mezze misure: “Come volevasi dimostrare: quando elimini il gestore, elimini anche la sicurezza, la vigilanza e la capacità di intervenire in tempo reale”
Per Belluco, ciò che è accaduto al Tamoil non è un episodio isolato, ma “l’ultima dimostrazione di un problema più grande: una rete carburanti che viene automatizzata alla cieca, senza preoccuparsi delle conseguenze quando qualcosa non va per il verso giusto”.
“Ghost station”: pratiche per le compagnie, ma rischiose
Il distributore di via Montà, come “quasi tutti gli impianti Tamoil”, è gestito da remoto: nessun addetto presente sul posto, nessun referente immediato, spesso neppure un numero di telefono per segnalare emergenze. Una scelta economica, secondo Belluco, che punta a ridurre il personale e abbattere i costi, ma con un prezzo pagato dagli utenti: “L’errore umano è sempre possibile, ma qui siamo davanti al fallimento di un modello che ha tolto la persona dal punto vendita, lasciando i cittadini in balia di una tecnologia senza volto e senza responsabilità”.
Il concetto di “ghost station”, spiega, funziona solo “finché va tutto bene”. Quando invece qualcosa va storto, “fantasma non è più solo l’impianto, ma anche chi ci sta dietro”.
Danni per gli automobilisti e danno d’immagine
Se da un lato l’episodio rappresenta un colpo alla reputazione della compagnia, dall’altro gli automobilisti devono ora fare i conti con riparazioni costose e con l’incertezza sui tempi dei rimborsi. Belluco è chiaro: “Gli automobilisti dovranno essere risarciti. Non ci sono alternative”.
Eppure, la gestione completamente remota degli impianti rischia di complicare anche le procedure post-incidente, allungando i tempi e lasciando per ore gli utenti senza risposte.
L’episodio di via Montà riapre una questione che da anni divide consumatori e compagnie petrolifere: si può garantire sicurezza e affidabilità senza personale presente? L’automatizzazione resta una comodità per molti e un evidente vantaggio economico per le società, ma lascia scoperti i momenti critici in cui solo un operatore può gestire in tempo reale un imprevisto.
E proprio questo, per Figisc, è il punto centrale: “Il self-service va bene finché tutto funziona. Ma quando succede qualcosa come a Montà, emerge tutto il limite di un sistema lasciato senza persone e senza responsabilità dirette”.
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