Diffamazione ed estorsione negato il patteggiamento

Imputati Raffaella Tessarin, il marito Gianpaolo Cominato e Paolo Malvini L’imprenditore Bruno Ruzzarin, offeso e denigrato sui social, si era suicidato



«Edilveneta prende in giro le persone e si impossessa dei loro danari» era una delle tante offese incassate da Bruno Ruzzarin, un piccolo e onesto impresario 60enne, titolare della Edilveneta srl di Altichiero. Inciampato in una controversia infinita relativa ai contratti preliminari per la compravendita di due appartamenti in costruzione a San Vito di Cadore nel Bellunese, era finito in preda alla disperazione quando, oltre alle offese, era diventato bersaglio di una vera e propria denigrazione diffusa via Facebook tramite due profili anonimi denominati “Segnalazione truffe immobiliari” e “Studio Ige srl-Servizi alle imprese e gestioni immobili”. Tanto da togliersi la vita il 3 aprile 2016 non trovando più alcuna via d’uscita di fronte all’onta di sentirsi bollare come un “truffatore”. Dietro a quei profili gli immobiliaristi Raffaella Tessarin, 47 anni, e il marito (anche commercialista) Gianpaolo Cominato, 60anni, di Adria, e il pluripregiudicato Paolo Malvini, 61enne di Cinisello Balsamo, sotto accusa per aver concorso nei reati di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, diffamazione online ed estorsione con l’aggravante (pesante) delle più persone riunite. Ieri i tre speravano di chiudere il conto con la giustizia in fase d’indagine, patteggiando la pena senza quell’aggravante (un anno, 8 mesi, 20 giorni per Malvini; un anno 8 mesi e 14 giorni per i coniugi con una multa di 1400 euro per tutti). Via libera anche dalla procura. Niente da fare.

Non si patteggia

Il complesso lavoro di tessitura delle difese non ha ottenuto la “benedizione” (indispensabile) del giudice. Gli atti sono tornati all’ufficio del pm Giorgio Falcone. È prevedibile la chiusura dell’inchiesta, atto preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio. Il caso sarà assegnato a un nuovo gup chiamato a decidere se spedire (o meno) a processo il terzetto difesi dal penalista Massimo Munari con i colleghi Patrizia Pugliese e Franco Portesan.

La famiglia

Nonostante il dolore e il semplice ruolo di parte offesa (l’inchiesta è aperta e non può costituirsi parte civile), la vedova Eleonora Savio si è presentata in aula tutelata dall’avvocato Ernesto De Toni. Fiera e decisa a difendere la memoria del marito, pronta tirar fuori tutto il suo coraggio («Lo fai quando minacciano di uccidere i tuoi figli») e a respingere al mittente l’offerta di un (modesto) risarcimento.

La storia

La coppia non aveva perfezionato la compravendita con l’impresario per l’acquisto delle mansarde a San Vito. Nonostante il deposito della caparra, tardava l’arrivo della concessione dell’abitabilità per una serie di problemi burocratici. Per riottenere la restituzione dei 250 mila euro versati, i due avevano iniziato a screditare l’impresario via Facebook. Un “processo” online durato mesi. Non si erano fermati neppure davanti al suicidio dell’uomo. Anzi, avevano assoldato Malvini per minacciare i figli, la vedova e il legale che seguiva le vertenze civili di Edilveneta. Malvini si era presentato in maniera inequivocabile: «Sono legato alla camorra e sono pronto a uccidere». Nel 2017 i tre erano stati arrestati. —

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