Dna e impronte lo incastrano per la rapina all’ex Unipol

CITTADELLA
Rischia la condanna Simone Rampin, 36 anni originario di Piove di Sacco e residente a Fossò (Ve) in via Celestia 12, finito sul banco degli imputati per concorso (con un complice rimasto sconosciuto) in rapina e sequestro di persona. Il pubblico ministero padovano Benedetto Roberti aveva sollecitato il processo a carico dell’uomo che, di fronte al gup Mariella Fino, ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato. Rito che prevede lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. È stato un accertamento scientifico a incastrare Rampin come uno dei due malviventi che, la mattina del 4 dicembre 2009, entrano nella filiale Ugf (ex Unipol) di Cittadella in borgo Padova, fingendosi dei clienti. Poi si coprono il volto con sciarpe e la testa con un berretto una volta dentro l’istituto, mentre uno dei due si avvicina allo sportello con una cartellina tra le mani e dice a un’impiegato: «Qui dentro c’è un’arma, fai quello che ti diciamo». L’unica cliente e i dipendenti sono immobilizzati con fascette di plastica per lasciare campo libero ai banditi che devono moderare le loro pretese e accontentarsi di 7.300 euro in contanti perché l’impianto della cassaforte è dotato di un temporizzatore.
È una leggerezza a tradire Rampin, il rapinatore che teneva in mano la cartellina: quest’ultima, infatti, viene dimenticata in banca, dispensando ai presenti qualche battuta in veneto prima della fuga. Così gli investigatori cercano nella banca dati del ministero degli Interni tra i pregiudicati italiani qualche individuo con le caratteristiche descritte dai testimoni. Gli accertamenti tecnici fanno il resto: sulla cartellina, oltre all’impronta del palmo della mano, il piovese lascia anche tracce di Dna. La sorte giudiziaria di Simone Rampin sembra già segnata.(c.g.)
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova