Documentario su Elio Armano per i suoi sessantotto anni

PADOVA. «Mi sono autorottamato, e ben prima che la parola e il concetto fossero inventati». Elio Armano lo dice a viva voce, e non nel documentario che lo vede protagonista e che oggi viene presentato a Padova (Palazzo Moroni, Sala Paladin, alle 18). Un omaggio agli artisti veneti viventi che dopo Finzi e Pope, tocca a lui, scultore prima, politico per lunghi anni poi, infine di nuovo scultore dopo l’autorottamazione. Un piccolo monumento virtuale, il documentario, che arriva giusto nel giorno del suo sessantottesimo compleanno: due celebrazioni in una. Finora questo film l’hanno visto solo a Marrakech, dove Armano s’è creato una specie di seconda patria creativa, andando a caccia di simboli primitivi e di colori che ci sono nella sua testa ma evidentemente anche in quella dei magrebini. Sicché a Marrakech è uno dei loro, accolto in un riad che si riempie dei suoi segni ed accolto anche alle locali giornate del festival del cinema. In Marocco hanno visto prima di noi quelle scene girate dalla regista Donatella Azzaretti in giro per Padova, in piazza delle Erbe, al Giardino dei Giusti, nel covo dell’Anfora, ma anche a Venezia e nel suo studio. “La forma delle idee” è il titolo del film, che si riempie delle sculture che Armano inventa e regala («Mai preso un euro per le cose che ho offerto alla città») e anche delle sue parole, mix dell’ingenuità ritrovata nell’età dei bilanci e dell’eloquio un pizzico istrionico della memoria politica. Nel personaggio vivono in simbiosi l’artista forgiato da Viani all’Accademia di Belle Arti a Venezia e il postcomunista di lungo corso, che faceva le rivoluzioni ecologiche come sindaco di Cadoneghe, ma anche la strana coppia con l’ex governatore Giancarlo Galan, e il mentore del monumento di Libeskind per l’11 settembre alle Torri Gemelle, o ancora l’ambasciatore di Palladio ragazzo a Padova. «Avevo bisogno di nuovi orizzonti», e a dieci anni di distanza si capisce bene che potessero meglio scaturire dall’arte piuttosto che dalla politica. Così per Armano l’elettorato si è trasformato in cittadini e basta: da sollecitare con le sue opere, da affascinare con le seduzioni della semplicità compositiva. Metallo, pietra, e soprattutto creta per una scultura comprensibile e vicina. Il film naturalmente è a due dimensioni. Le sue opere ne hanno tre, si fanno toccare e diventano paesaggio domestico.
Paolo Coltro
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