Don Marco Pozza diventa conduttore ogni sabato su Rai 1

Arriva sugli schermi di Rai Uno don Marzo Pozza, cappellano del carcere Due Palazzi, un giovane prete (38 anni) con molta strada alle spalle e un lungo cammino davanti al cuore, teologo, giornalista e pure scrittore ma soprattutto ostinatamente accanto agli ultimi, agli improbabili, alle imprese difficili. «Non siamo al mondo per custodire un museo, ma per coltivare un giardino» è la sua frase di presentazione, mutuata da Giovanni XXIII.
Da sabato 13 maggio a sabato 30 giugno la Cei e RaiUno gli hanno assegnato la conduzione di dodici puntate dello storico programma “Le ragioni della speranza” (sabato alle 17.30). Si tratta di una rubrica della trasmissione “A sua immagine” all’interno della quale un sacerdote spiega il Vangelo della domenica. Tra i precedenti conduttori del programma, nato con padre Raniero Cantalamessa, ci sono stati padre Ermes Ronchi e don Luigi Ciotti. Ora tocca a don Marco, con il suo parlare fluido e accattivante, con la convincente urgenza della sua passione, con la sua esperienza “sulla strada”.
A partire da quando, un paio di lustri fa, venne mandato a fare il vice parroco alla Sacra Famiglia e diede una smossa che ancora se la ricordano alla vita della comunità. Non solo, andava in giro per le piazze, si mescolava con i ragazzi degli spritz, e se li portava a messa. Certo, mica tutti ma nemmeno pochi. Le sue celebrazioni della domenica erano affollatissime, una marea i giovani e tante facce nuove.
Poi è diventato cappellano del carcere Due Palazzi, un bell’impegno per una persona sola, ogni giorno cinque ore a incontrare i detenuti, ad accompagnare quelli che intraprendono un percorso religioso, ad organizzare, a portare scolaresche e comunità parrocchiali a partecipare alle messe in carcere. A fare da tramite con il vescovo Claudio, che per il mondo dietro le sbarre ha da sempre dimostrato un attenzione speciale e che al Due Palazzo più volte è andato, con o senza i riflettori puntati. E perfino a portare, assieme a Ottavio Casarano il direttore del carcere e a Nicola Boscoletto della cooperativa Giotto (laboratorio di pasticceria del Due Palazzi), 27 detenuti di cui cinque ergastolani, in permesso a Roma, dal Papa. Prima alla messa per il Giubileo dei detenuti e poi in visita privata, direttamente a Casa Santa Marta in Vaticano. A casa di Francesco, insomma.
Ha la penna svelta, don Pozza, che deve avere le giornate di 48 ore per stare dietro a tutto e a tutti: ha pubblicato un bel tot di libri, gli ultimi sono un romanzo uscito lo scorso anno (“Il pomeriggio della luna”) e l’ultimo, “L'iradiddìo”, un ritratto personale di Cristo, un viaggio della sua vita scandito in quattro capitoli.
Alberta Pierobon
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