Don Marino, nuovi veleni e vendette: scontro con la Curia sui preti pedofili

Un volantino accusa la Diocesi, in paese aumenta la tensione dopo l’allontanamento dell’ex parroco
Don Marino Ruggero e il vescovo Claudio Cipolla
Don Marino Ruggero e il vescovo Claudio Cipolla

PADOVA. Due volantini anonimi, uno scritto al computer trovato sul parabrezza di alcune auto al termine della fiaccolata di venerdì sera, e un foglio scritto a penna dal contenuto becero, con una grafia incerta, distribuito in alcuni locali pubblici, aumentano il clima di tensione nella comunità di San Lorenzo di Albignasego.

Veleni che nel giorno del Signore non aiutano a rasserenare gli animi dopo la decisione della Diocesi di allontanare il parroco don Marino Ruggero e di avviare nei suoi confronti il processo canonico per «comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo del celibato per i preti».

Il primo si rivolge direttamente all’ex parroco, pur non entrando nella sfera personale e sulla esistenza di una amante, accusa che sarebbe alla base del suo allontanamento. L’estensore dello scritto focalizza il suo intervento sul tema scottante dei preti pedofili sollevato anche da don Marino.

«Vorrei ringraziare vivamente quegli operatori dei media che sono stati onesti e oggettivi e che hanno cercato di smascherare questi lupi e dare voce alle vittime», si legge nel manifestino. Poi viene citato un caso che risale a vent’anni fa, che sarebbe successo nella diocesi di Padova.

«Abbiamo visto che la Curia piuttosto di prendere posizione di fronte ad episodi ben segnalati ha dato la possibilità al parroco che operava qui vicino a San Lorenzo di andare lontano 10. 000 chilometri e lo continua a tenere tra i suoi preti». Accuse pesanti che in qualche modo ricalcano l’idea di don Marino che in un momento di rabbia aveva dichiarato l’esistenza di preti pedofili senza peraltro fornire prove circostanziate a difesa della sua denuncia.

«Nel nostro animo resta amarezza e rabbia perché certe situazioni le abbiamo toccate con mano e abbiamo visto che i vescovi di allora e quelli di oggi preferiscono continuare a trovare modi per oscurare e tenere lontano queste situazioni facendo crescere in noi malumore e sfiducia nella chiesa. Lasciamo questa lettera anonima perché a suo tempo non ci hanno ascoltato, anzi hanno usato il potere per far tacere e umiliare chi con un senso etico e cristiano cercava la verità per il bene delle persone fragili».

Il secondo foglietto anonimo, dai termini rozzi, prende di mira quei parrocchiani che sarebbero, a dire dell’autore, i responsabili dell’allontanamento di don Ruggero.

Si fa riferimento con nomi e cognomi alla passata gestione della scuola materna e della parrocchia, all’epoca in cui il parroco era don Carlo Daniele. Frasi che sono venute fuori, con termini decisamente più eleganti e meno offensivi, anche durante la fiaccolata di venerdì. Questi due scritti non fanno altro che aumentare il clima di tensione e la confusione che da settimane regna nella comunità di Roncon. 

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