«Dottore, ho ingoiato la scheda del pc»: ecco cosa finisce nel nostro corpo

PADOVA. Possono entrare nel nostro corpo per le circostanze più strane: dal banale incidente domestico alla naturale curiosità dei bambini, fino ai giochi più piccanti tra adulti. I “corpi estranei” possono infilarsi nei nostri orifizi «e sfortunatamente» spiega il professor Alessandro Martini, direttore del reparto di Otochirurgia all’Ospedale di Padova «ne abbiamo diversi».
Al sesto piano del Policlinico, dov’è collocato il reparto, c’è una sfilza di bacheche storiche dove generazioni di medici padovani hanno raccolto alcuni tra i più strani o divertenti oggettini recuperati dall’interno dei corpi dei pazienti. La prima data in vista è il 1925, ma si arriva fino ai giorni nostri. Dietro l’asettica freddezza del gergo scientifico, si nasconde un mondo: “corpi estranei” possono essere assolutamente di tutto.
Ci sono: insetti, spille, monili, pile, biglie, tappi e tappini delle penne, perfino il basamento di una madonna. E se da otochirurgia ci spostiamo verso l’endoscopia, si inizia a parlare anche di deodoranti, bottiglie di birra, vibratori, ortaggi e quant’altro.
«I casi più frequenti sono quelli dei bambini» spiega il professor Martini «perché tendono a mettere in bocca di tutto, è il loro modo di conoscere il mondo. Se l’oggetto è piccolo e lo mandano giù, è possibile che venga espulso senza problemi, ma se prende la via sbagliata e finisce in trachea diventa pericoloso perché ostruisce la respirazione. È raro che si renda necessario l’intervento chirurgico, ma in ogni caso non è un problema da sottovalutare. Può portare al soffocamento e anche alla morte, con un’incidenza che in Italia è di una trentina di casi l’anno».
I pazienti che arrivano con problemi di “ostruzione”, a Padova, sono da 2 a 3 al mese. Il 30% sono bambini fra 1 e 5 anni e nel 93% delle volte l’ingestione è accidentale, soprattutto di cibo. In particolare lische di pesce, noccioli, frutta secca. Ma ovviamente, ci sono anche adulti: «Ricordo un ragazzo» racconta l’otorino «a cui abbiamo tolto dalla gola, per ben due volte, il tappino di una penna. La prima l’aveva aspirato giocandoci, la seconda per mostrare agli amici com’era successo la volta prima».
Ma la fantasia umana non conosce limiti: al pronto soccorso ricordano un paziente dai gusti quanto meno insoliti, che aveva trangugiato l’intera scheda madre di un computer. Dietro le storie più strane, talvolta, si nascondono problemi psichiatrici ed anche tentativi di suicidio: «Quando iniziano ad arrivare adolescenti c’è sempre il sospetto che l’ingestione non si accidentale» puntualizza Martini «a volte bevono candeggina o altre sostanze pericolose per sfidare i genitori, per il trauma di un rimprovero o di un brutto voto».
Tra le cose più pericolose da ingerire ci sono le pile, perché le sostanze chimiche all’interno reagiscono con i liquidi organici, provocando ustioni anche molto gravi. Ma la bocca, ovviamente, non è l’unica porta d’ingresso: ci sono anche il naso e le orecchie, che agli occhi dei bambini sembrano fatte apposta per metterci cose. Un utile vano sempre a portata di mano dove infilare perline, sassolini, biglie e qualunque oggettino degno di essere conservato.
Piuttosto pericolosi (oltre che imbarazzanti), infine, possono essere anche alcuni giochi a luci rosse, che portano a «scivolare casualmente» sopra deodoranti, ortaggi e bottigliette di ogni genere. Si tratta di casi che sono capitati in ugual misura a maschi e femmine, tutti costretti a rivolgersi alle cure dell’ospedale. Per loro, spesso, si rende necessaria l’endoscopia d’urgenza: non c’è pericolo di vita, ma di certo l’esperienza non lascerà un bel ricordo. E l’imbarazzo, c’è da giurarlo, sarà molto forte.
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