Droga e sim in carcere, quattro condanne

Concorso in corruzione continuata per atti contrari ai doveri d’ufficio e cessione di droga (cocaina): sono le accuse che hanno spedito a processo, a vario titolo, tre ex detenuti della casa di reclusione Due Palazzi di Padova e un agente di polizia penitenziaria, tutti inciampati nell’inchiesta sul “carcere colabrodo”. E sono fioccate le condanne pronunciate ieri dal tribunale: 5 anni di carcere per Francesco Corso, 41enne originario di Palermo, all’epoca dei fatti agente di polizia penitenziaria; 4 anni per il criminale di guerra Goran Jelisic, 49enne, alle spalle una condanna a 40 anni poi ridotti a 30 dal tribunale Internazionale dell’Aja per omicidi, violazioni dei trattati di guerra, saccheggi durante il conflitto nei Balcani, noto come l’”Adolf serbo bosniaco” e il “boia del lager di Brcko”; 2 anni e 8 mesi per Alex Mosca, 39enne veronese rapinatore di lungo corso; 4 anni e 4 mesi per Salvatore Allia, 49enne catanese ultima residenza a Bagnoli, in cella per un omicidio e padre di Benedetto Allia, arrestato per avere a sua volta ucciso il calabrese Francesco Mazzei nel capannone di famiglia nella Bassa padovana.
Quasi integralmente accolte le richieste del pm Sergio Dini che aveva coordinato l’indagine decollata in seguito al sequestro di un cellulare trovato a Jesilic. Un cellulare risultato fornito da Corso con il quale il detenuto chiamava, senza filtri, chi voleva. All’agente è contestato pure di aver procurato un altro telefono e cocaina ad Allia, come marijuana ad altri reclusi. Quanto a Mosca, l’agente Corso sarebbe stato meno rigoroso nella vigilanza.
E la contropartita? Stecche di sigarette e soldi (500 euro alla volta incassati da Allia per ogni fornitura). Tutto sarebbe avvenuto nella quinta sezione del “grattacielo”, il penitenziario riservato ai detenuti condannati in via definitiva, al centro dell’inchiesta esplosa con un blitz che aveva portato a ben 15 arresti nel luglio 2014.
Sotto accusa era finito “il carcere modello” con il quinto piano trasformato in un supermarket della droga, ma anche un luogo di privilegi a favore di chi pagava alcune guardie.
Tutti i detenuti coinvolti sono stati subito trasferiti altrove, come Allia che si trova ora nel carcere di Vicenza.
La mattina del 23 settembre scorso, dopo aver detto agli operai che potevano andare a casa, il figlio 28enne Benedetto Allia ha imbracciato il fucile a canne mozze e ha fatto fuoco contro due ospiti, uccidendo sul colpo Francesco Mazzei, il 38enne di Crotone, con una residenza in Germania.
Ancora aperta l’inchiesta sulla vicenda offuscata dall’ombra della criminalità organizzata nel Nordest.
Cristina Genesin
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