È morta Lilli Carati icona sexy dei Settanta

VARESE. Nel suo film forse più noto, “Il corpo della ragassa”, incontra un pigmalione che tenta di trasformarla dalla grezza cameriera Teresin in un raffinato giocattolo sessuale: un equilibrio...

VARESE. Nel suo film forse più noto, “Il corpo della ragassa”, incontra un pigmalione che tenta di trasformarla dalla grezza cameriera Teresin in un raffinato giocattolo sessuale: un equilibrio sottile tra erotismo e porno, lo stesso che ha segnato per anni la carriera di Lilli Carati, morta ieri. Aveva compiuto 58 anni il 26 settembre. Una vita segnata però soprattutto dalla droga, quando il suo nome, sogno di tanti adolescenti degli anni ’70, cominciò a comparire più nelle pagine di cronaca nera che in quelle dello spettacolo, tra un arresto, una condanna e un tentato suicidio mentre era detenuta nel carcere di Varese.

«Sebbene sia stata sempre io e non rinneghi nulla, mi piacerebbe tornare a recitare perché adesso lo farei in modo più cosciente, più reale» aveva detto in un’intervista di qualche anno fa. Ma le icone di fascino ormai erano cambiate e non erano più gli anni delle bellezze dagli occhi sgranati e ingenui, di cui lei, ma anche Gloria Guida e Barbara Bouchet, erano state le antesignane. Piccola, capelli scuri, fisico ben proporzionato. «La chiamavamo bambola di velluto», la ricorda Lino Banfi che recitò con lei negli anni ’70, quelli del boom della commedia all'italiana, nel film “La compagna di banco”.

Lilli Carati, il cui vero nome era Ileana Caravati, a 18 anni aveva partecipato a Miss Italia conquistando la fascia di Miss Eleganza. Poi, il cinema: “La professoressa di scienze naturali”, “Candido erotico”, “Avere vent’anni” di Fernando Di Leo, insieme a Gloria Guida. A metà anni ’80 passa al porno; la droga le segna la vita. Nel maggio 1988 l’arrestano con l’eroina nascosta negli slip. Il carcere, il ritorno a Varese. Il male che l’aggredisce, e che infine l’ha uccisa.

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