Ecco il «Tintin» di Spielberg l’europeo che fa l’americano

di Marco Contino

VENEZIA

Ci voleva la complicità di un regista visionario come Steven Spielberg e lo sforzo produttivo di Peter Jackson (il creatore della saga de «Il Signore degli anelli») per portare sul grande schermo le avventure di Tintin (si pronuncia "Tenten", nulla a che fare con il quasi omonimo cane pastore), il celebre personaggio ideato dal disegnatore belga Hergé (all'anagrafe Georges Prosper Remi), protagonista di 24 storie a fumetti pubblicate, a partire dagli anni '30, sulle pagine del settimanale di ispirazione cattolica «Petit Vingtième».

In America le avventure del giovane reporter che gira il mondo con l'inseparabile cagnolino Milou non ebbero grande fortuna, un po' per lo strapotere Disney, un po' per lo stile squisitamente europeo della saga. «Chi o cosa è Tintin» pare abbia detto lo stesso Spielberg quando paragonarono il suo Indiana Jones al personaggio inventato da Hergé.

Allora trentacinquenne, il regista americano acquistò tutta la serie a fumetti e ne rimase folgorato. Da allora sono passati 30 anni e solo oggi «Le avventure di Tintin: il segreto dell'Unicorno» arriva nelle sale italiane, preceduto dall'anteprima al Festival di Roma nella selezione Fuori Concorso.

Grazie a Peter Jackson che gli ha messo a disposizione la sua Weta Digital, Spielberg ha confezionato un film animato in 3D, utilizzando la tecnica della performance capture, quella che permette di trasformare attori in carne ed ossa in cartoon, grazie a speciali tute con marcatori digitali che dano movimenti e mimica facciale agli interpreti veri.

Tra questi, si riconoscono - ma non troppo - Jamie Bell («Billy Elliott») nel ruolo di Tintin, Andy Serkis (il Gollum della trilogia di Tolkien) nei panni dell'irascibile capitano Arcibaldo Haddock e Daniel Craig («007») che interpreta il diabolico Ivan Ivanovitch Sakharine, tutti alle prese con la ricerca dell'Unicorno.